Pagine

sabato 29 maggio 2021

Scissioni M5S, la galassia delle sigle post Movimento: 15 partiti (fallimentari) in 8 anni

di Matteo Pucciarelli Nella sua breve storia il Movimento stabilisce il record del più alto numero di soggetti politici nati in seguito a scismi. L'ultima in ordine di arrivo è la nuova formazione di Morra e Lezzi 25 MAGGIO 2021 Il nuovo "soggetto politico" che a breve verrà lanciato dagli ex 5 Stelle capitanati da Nicola Morra e Barbara Lezzi (anche se "non ci saranno cani pastore", promette lui) sarà l'ultimo di una lunga serie. Nella pur relativamente breve storia del M5S, infatti, le scissioni con annesse fondazioni di "soggetti politici" - partiti, liste elettorali, movimenti, gruppi parlamentari - sono state così numerose che in confronto i ritmi di proliferazione di sigle ex Dc o post-comuniste sono roba da dilettanti. Il primissimo che tentò di sgretolare il monolite di Beppe Grillo, all'epoca formazione extraparlamentare in ascesa, fu Valentino Tavolazzi. Originario di Ferrara, attivista degli albori poi cacciato dal comico perché voleva strutturare il M5S - a conti fatti aveva visto giusto, ma allora però anche solo pensarlo era suprema eresia - assieme ad altri ad inizio 2013 fondò Democrazia in movimento, contro la "deriva verticistica" del fondatore e per attuare davvero la democrazia diretta. Non fu esperimento di successo. E questa è la cosa che accomuna questi esperimenti: falliscono tutti. Extra ecclesiam nulla salus, per ora, vale anche per i 5 Stelle. Le piccole chiese scismatiche denunciano di volta in volta le contraddizioni, i limiti, i repentini cambiamenti di linea, i cedimenti al sistema. Ogni volta la denuncia si accompagna a una bella dose di sdegno, come se la scoperta fosse recente e opera degli stessi neo-dissociati. Ma non per questo elettori ed attivisti delusi virano sui nuovi custodi dell'ortodossia, che poi spesso erano i più accesi fustigatori dei dubbiosi del Movimento quando però i dubbiosi e gli scontenti erano gli altri. Un altro emiliano della prima ora, cacciato pure lui con ignominia, cioè Federico Pizzarotti, è l'unico riuscito a metà a non finire in un cono d'ombra: si ricandidò sindaco di Parma senza l'appoggio del M5S e fu comunque rieletto, ma l'esperienza di Italia in Comune (alle Politiche del 2018 andò col centrosinistra) è finita in un binario morto: zero eletti, proprio quando invece il Movimento fece registrare il suo record storico. Che dire invece di Alternativa Libera? Il M5S era entrato in Parlamento da poco meno di due anni, il famoso principio dell'"uno vale uno" veniva predicato bene e razzolato male, le espulsioni erano spesso arbitrarie e allora una decina di eletti quindi mollarono coordinati, tra loro c'era Massimo Artini, deputato fiorentino e informatico che lavorava ad una piattaforma online davvero senza padroni. Anche in quel caso finì in una bolla di sapone, casi personali a parte, vedi ad esempio Walter Rizzetto, transitato poi in Fratelli d'Italia e riuscito a farsi rieleggere tre anni fa. Anche i nomi dati alle nuove formazioni meritano un capitolo a parte. Sempre prima legislatura, i Gap, che ricordavano la gloriosa formazione partigiana, stava invece per Gruppi di azione popolari; un animatore era Adriano Zaccagnini, poi passato in Sel, poi sostenne il governo Renzi, poi aderì a Mdp, poi a Campo progressista, nel 2018 disse di sostenere Potere al popolo e alla fine ha bazzicato le sardine. Dopo i Gap, un burocratico e senza slanci Italia Lavori in Corso e un criptico Movimento X. In questa legislatura: un codicistico R2020 (sta per Resistenza, sono gli antivaccinisti di Sara Cunial e Davide Barillari) un classicissimo Centro-popolari italiani (Emilio Carelli), un anglofono Italexit (Gianluigi Paragone, irriducibile no euro), un ambientalista Eco (l'ex ministro Lorenzo Fioramonti), oltre a un ritorno a echi passati con L'Alternativa c'è, i contrari al governo Draghi di Pino Cabras. Dopodiché vanno aggiunte le scissioni sui territori. Marika Cassimatis nel 2017 vinse le 'comunarie' a Genova ma non piaceva a Grillo e soprattutto alla sua fedelissima e plenipotenziaria in Liguria Alice Salvatore, quindi clamorosamente annullò quel voto online: Cassimatis andò alle elezioni da sola, prima alle comunali e poi alle regionali di due anni dopo, raccogliendo cifre da prefisso telefonico (1,08 per cento e poi 0,18 per cento). Ma pure la stessa Salvatore alla fine epurò se stessa e corse di nuovo da presidente per le regionali in Liguria, con la lista Buonsenso: 0,89 per cento. In Piemonte invece la no Tav Francesca Frediani e il collega consigliere regionale Giorgio Bertola hanno formato il Movimento 4 Ottobre, in onore del giorno di fondazione dei 5 Stelle. Sicuramente il dopo Draghi sembra il momento più complicato della storia del M5S. Gli addii stavolta sono di prim'ordine - vedi Alessandro Di Battista - e oltretutto c'è la piattaforma Rousseau di Davide Casaleggio che, da architrave, si sta trasformando in concorrente del Movimento. Ma il motto latino resta comunque lì a far da monito, fuori dalla casa madre il rischio di dissolvenza è altissimo.

Nessun commento:

Posta un commento