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mercoledì 26 maggio 2021

Il pensiero binario

di Marco Bentivogli su "repubblica.it" Isabella Conti, candidata alle primarie del centrosinistra a Bologna C'è una crescente polarizzazione binaria su ogni argomento e sono sempre più tollerate solo e unicamente due posizioni: favorevoli o contrari 26 MAGGIO 2021 3 MINUTI DI LETTURA I sistemi elettronici sono in grado di riconoscere due stati fisici: acceso o spento, la tensione di un conduttore elettrico (alta o bassa), passaggio o assenza di tensione elettrica, vero o falso. Per questo alla base del linguaggio vi è il sistema binario. Questa informazione è detta binaria (Bit) e viene rappresentata da sequenze di 0 e 1 assegnate ai due stati del dispositivo (on-off, etc.). Nelle capacità cognitive del cervello degli esseri umani, anch'esso non esente da impulsi elettrici, le possibilità di percezione e valutazione sono molto più complesse di sequenze di 0 e 1. Ascoltando il discorso pubblico italiano è evidente che queste potenzialità umane sembrano essere sempre più sottoutilizzate. Basti notare la crescente polarizzazione binaria su ogni argomento. Sono sempre più tollerate solo e unicamente due posizioni: favorevoli o contrari ma soprattutto se non condividi anche integralmente una posizione sei assimilato automaticamente alla parte più retrograda e stereotipata dello schieramento avverso. Lo schema è arcinoto. Se dico preferisco il mango alle arance, la risposta del troll è: "Sicché tu odi le arance? Non hai nemmeno menzionato ananas, banane e pompelmi". Gli esempi sono innumerevoli: si parte da chi critica le posizioni di Salvini e Meloni sui migranti, automaticamente si rientra in quelli "che vogliono trasformare l'Italia in un campo profughi". Ma anche chi dice "una regolamentazione e una condivisione continentale degli sforzi" finisce automaticamente in "sei un razzista, xenofobo". Recentemente vi sono state posizioni di grandi sostenitori delle battaglie per i diritti che hanno evidenziato alcuni punti in cui migliorare il ddl Zan, subito bollati con "stai con Salvini", mentre dall'altro lato i QAnon italiani dicevano cose, non pubblicabili, sui sostenitori dello stesso ddl. È più forte ancora la banalizzazione di cose passate: "quello ha votato il Jobs act o la legge Fornero", porta a condanne senza scampo da parte di persone che non hanno mai letto né l'uno né l'altro provvedimento. Se non sostieni tutto quello che fa il Pd, automaticamente aiuti "l'avanzata delle destre". Ma anche, se fai qualche osservazione sull'operato di qualche ministro, "aiuti Conte o Meloni". Ho detto "giusto alzare la tassa di successione ma la dote è un bonus mal cresciuto", risposta: "stai coi ricchi". E infine: "il blocco dei licenziamenti rinvia il problema, guadagnare tempo e non far nulla lo rende più esplosivo", per il generatore automatico di polarizzazione binaria è diventato "sei con Confindustria", col collettivo Ztl in piedi sugli spalti a gridare "siete servi dei padroni". Insomma: o stai con Hamas o con Netanyahu? È vero che in Italia l'opportunismo ci ha sempre insegnato a stare nel mezzo, a non schierarci, o tutt'al più a farlo verso i vincenti. Ma l'alternativa non può essere la resa a questi cervelli in bianco e nero. A cosa servono la binarizzazione del pensiero e la polarizzazione delle posizioni? A tenere a galla gruppi dirigenti che sanno solo schierarsi senza approfondire e capire e a fare altrettanto con gli italiani. Un Paese sempre diviso tra Guelfi e Ghibellini ha ancora bisogno di questa riduzione brutale delle idee? Non sempre le posizioni intermedie sono le migliori e spesso bisogna saper dire in modo secco: sì o no. Senza aggiungere altro che non siano solidi argomenti a supporto. La binarizzazione del pensiero è la sua negazione. Qualcuno pensa che sia una conseguenza dei social media e delle nuove forme di comunicazione. La cosa assurda è che il nuovo mondo che si sta disvelando è sempre più complesso grazie anche al digitale e ridurre tutto a pro e contro ci allontana sempre più dal descrivere, spiegare e vivere la nuova realtà. Va benissimo per gli influencer che spesso utilizzano algoritmi per scegliere i temi che accrescano il loro traffico di like, condivisioni e soprattutto soldi. Ma ha senso con una politica adulta? Le bandierine identitarie spesso sono le peggiori nemiche delle istanze che sostengono. "O con noi o contro di noi" preserva la politica da qualsiasi possibilità libera di giudizio sulle scelte che si compiono. Si custodiscono le mediocrità e le proposte deboli, si aiuta il "fanatismo contingente". Pensiamo all'accusa a Isabella Conti - la potenziale candidata sindaca di Bologna - di essere stata "renziana". In un partito in cui tutti sono stati rispettivamente veltroniani, bersaniani, renziani, zingarettiani, lettiani. È ovunque un buon termometro di fedeltà cieca quando "Il miglior segretario? L'attuale! E il peggiore? Quello prima!". La "fedeltà necessaria" quella sì è binaria perché è cieca. Giuseppe De Rita lo dice con nettezza: "siamo di fronte al declino della politica perché i gruppi dirigenti non ce l'hanno fatta di fronte alle sfide culturali della complessità". In un momento, peraltro, in cui la politica dovrebbe educare le persone alla complessità ed esserne, ancor prima, interprete. Tutto ciò ci mostra, da ogni angolo, il default, la bancarotta culturale dei gruppi dirigenti, in un momento in cui sarebbe fondamentale un surplus di discernimento, di cultura, in grado di aiutarci a ritrovare il senso di tutti i cambiamenti che stiamo vivendo. Sì o no?

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