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venerdì 1 settembre 2023

Infarto, le "spie d'allarme" per prevenirlo: lo studio

Il 50% delle persone colpite da un infarto potrebbe manifestare una "spia d'allarme" 24 ore prima. A dimostrarlo uno studio dello Smidt Heart Institute, in California. di Foto profilo di Valentina MericioValentina Mericio Pubblicato il 30 Agosto 2023 SALUTE Prevenire un infarto potrebbe essere possibile. Questo è ciò che ha evidenziato uno studio effettuato dai ricercatori dello Smidt Heart Institute di Cedars-Sinai, in California. Da questa analisi che è stata pubblicata sul “Lancelot Digital Health” – si legge da Adnkronos – è emerso che circa la metà delle persone che viene colpita da un infarto, accusa nelle 24 ore precedenti un sintomo che sarebbe diverso tra donne e uomini. Per le prime il “campanello d’allarme” sarebbe l’assenza di respiro. Diversamente per i secondi sarebbe il dolore al petto. Prevenire un infarto: lo studio statunitense Il direttore del Centro per la prevenzione dell’arresto cardiaco dello Smidt Heart Institute, Harpriya Chugh ha spiegato che “Sfruttare i sintomi premonitori per eseguire un triage efficace per coloro che chiamano un’ambulanza o un servizio sanitario di emergenza potrebbe portare a un intervento precoce e alla prevenzione di morte imminente”. Da qui l’importanza di questo studio che potrebbe essere centrale per la realizzazione di “nuovo paradigma per la prevenzione della morte cardiaca improvvisa”. LEGGI ANCHE: I soldi fanno la felicità? Ecco cosa rivela il nuovo studio Le basi dello studio Lo studio ha poggiato le sue basi su dati che arrivano a loro volta da altri due precedenti studi, vale a dire il “Presto (Previsione di morte improvvisa nelle comunità multietniche) e il Suds (Studio sulla morte improvvisa e inaspettata). I ricercatori – si legge ancora – hanno spiegato a tale proposito: “Lo studio ha messo a confronto i sintomi individuali e l’insieme di sintomi prima dell’arresto cardiaco improvviso, confrontandoli con i pazienti di controllo che avevano anch’essi richiesto cure mediche di emergenza. I risultati hanno fornito informazioni di importanza inestimabile che aprono la strada a ulteriori studi prospettici in cui verranno combinati tutti i sintomi con altre caratteristiche”.