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mercoledì 30 settembre 2020

Partite Iva e fattura elettronica: le novità dal 1° ottobre

Partite IVA, la fattura elettronica si evolve dal 1° ottobre 2020. È questa la data di avvio del nuovo standard tecnico per l’emissione delle e-fatture, che resterà facoltativo fino alla fine dell’anno

Gli operatori IVA avranno qualche mese di tempo per adeguarsi al nuovo schema.

Dal 1° ottobre e fino al 31 dicembre 2020 il SdI accetterà fatture elettroniche e note di variazione emesse sia sulla base dello schema previsto nelle specifiche tecniche 1.5 che su quello previsto dalla versione 1.6.1. Le novità relative alla fattura elettronica in avvio dal 1° ottobre 2020, obbligatorie dal 1° gennaio 2021, sono strettamente legate all’avvio delle dichiarazioni precompilate per le partite IVA. A partire dalle operazioni effettuate dal prossimo anno, l’Agenzia delle Entrate predisporrà le bozze delle comunicazioni trimestrali IVA, dei registri e della dichiarazione annuale. Un compito complesso, considerando la complessità della normativa in materia di imposta sul valore aggiunto, esenzioni e casistiche particolari.

L’evoluzione dell’e-fattura serve proprio per consentire al Fisco di avere un numero maggiore di informazioni, per farsi trovar pronto al debutto delle precompilate IVA. Ma cosa cambia nel concreto? Si tratta di modifiche tecniche, contenute nella versione n. 1.6.1 delle specifiche per la compilazione delle fatture elettroniche, disponibili sul sito dell’Agenzia delle Entrate. A titolo di esempio, nel campo Tipo Documento del file XML diventano 18 i codici istituiti per individuare la tipologia di documento trasmesso. Più dettagliate anche le informazioni desumibili all’interno della sezione Dati Generali Documento, con le nuove e dettagliate codifiche relative alla ritenuta. Per quel che riguarda le operazioni esenti IVA, i codici Natura passano da 7 a 24 valori. Attraverso il Sistema di Interscambio dell’Agenzia delle Entrate passeranno quindi dati sicuramente più dettagliati sulla natura dell’operazione e sulla tipologia di fattura elettronica trasmessa. Alle partite IVA spetta quindi il compito di adeguarsi alle nuove regole.

 

Fattura elettronica, dal 1° ottobre 2020 si cambia: novità per le partite IVA

  

Fattura elettronica al restyling dal 1° ottobre 2020: cambiano le specifiche tecniche, con importanti novità in merito alla compilazione del tracciato XML da trasmettere al SdI. Ecco cosa cambia per i titolari di partita IVA.


Fattura elettronica, dal 1° ottobre 2020 diventa operativo il nuovo e più evoluto tracciato XML.

Per consentire alle partite IVA di adeguarsi alle novità e capire al meglio cosa cambia, è previsto un periodo transitorio, e solo dal 1° gennaio 2021 diventeranno obbligatorie le nuove specifiche tecniche.

A cambiare sono le regole tecniche di predisposizione delle fatture elettroniche, che si apprestano ad accogliere informazioni più specifiche e dettagliate.

Le novità sono contenute nella versione 1.6.1 delle specifiche tecniche per la compilazione delle e-fatture disponibili sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

Dal 1° ottobre in via facoltativa, con obbligo di adeguarsi entro il 1° gennaio 2021, diventano operativi i nuovi schemi ed i nuovi controlli, per rendere più puntuali le codifiche “TipoDocumento” e “Natura”.

Fino al 31 dicembre 2020 il SdI accetterà le fatture elettroniche predisposte con ambedue gli schemi.

Fattura elettronica, dal 1° ottobre 2020 si cambia: novità per le partite IVA

Sono i codici Natura ed i codici Tipo Documento a diventare più dettagliati a partire dal 1° ottobre 2020, data di debutto delle nuove specifiche tecniche per la compilazione della fattura elettronica.

È consultando il documento disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate che i titolari di partita IVA possono approfondire le novità in arrivo.

Cambia lo schema relativo alla predisposizione delle fatture ordinarie, semplificate così come quelle transfrontaliere, con il venir meno - a titolo di esempio - dell’obbligo di indicare l’importo dell’imposta di bollo pagata, all’interno del campo DatiBollo.

All’interno della sezione Dati Generali Documento, debuttano le nuove e più dettagliate codifiche relative alla ritenuta, con l’introduzione dei seguenti codici:

  • RT01 Ritenuta persone fisiche
  • RT02 Ritenuta persone giuridiche
  • RT03 Contributo INPS
  • RT04 Contributo ENASARCO
  • RT05 Contributo ENPAM
  • RT06 Altro contributo previdenziale

A cambiare sono anche i codici TipoDocumento, che classificano per l’appunto la tipologia di fattura trasmessa al SdI.

Ecco i 18 codici specifici, utili al fine di individuare nell’immediato la tipologia di operazione, che sarà possibile indicare in fattura a partire dal 1° ottobre 2020:

  • TD01 Fattura
  • TD02 Acconto/Anticipo su fattura
  • TD03 Acconto/Anticipo su parcella
  • TD04 Nota di Credito
  • TD05 Nota di Debito
  • TD06 Parcella
  • TD16 Integrazione fattura reverse charge interno
  • TD17 Integrazione/autofattura per acquisto servizi dall’estero
  • TD18 Integrazione per acquisto di beni intracomunitari
  • TD19 Integrazione/autofattura per acquisto di beni ex art.17 c.2 DPR 633/72
  • TD20 Autofattura per regolarizzazione e integrazione delle fatture (art.6 c.8 d.lgs. 471/97 o art.46 c.5 D.L. 331/93)
  • TD21 Autofattura per splafonamento
  • TD22 Estrazione beni da Deposito IVA
  • TD23 Estrazione beni da Deposito IVA con versamento dell’IVA
  • TD24 Fattura differita di cui all’art.21, comma 4, lett. a)
  • TD25 Fattura differita di cui all’art.21, comma 4, terzo periodo lett. b)
  • TD26 Cessione di beni ammortizzabili e per passaggi interni (ex art.36 DPR 633/72)
  • TD27 Fattura per autoconsumo o per cessioni gratuite senza rivalsa
Agenzia delle Entrate - specifiche tecniche fattura elettronica versione 1.6.1
Scarica le nuove specifiche tecniche in vigore dal 1° ottobre 2020 ed obbligatorie dal 1° gennaio 2021

Fattura elettronica, verso la dichiarazione precompilata per le partite IVA: dal 2021 obbligatorie le nuove specifiche tecniche

Il passaggio alla fattura elettronica evoluta è un primo passo per la messa a punto della dichiarazione precompilata per le partite IVA. L’Agenzia delle Entrate utilizzerà anche i dati delle e-fatture trasmesse al SdI per predisporre le bozze dei dichiarativi di imprese e professionisti.

Si partirà dal 2021, anno in cui diverranno obbligatorie le nuove e più dettagliate specifiche tecniche per la compilazione della fattura elettronica.

Guardando ai codici Natura per le operazioni esenti IVA, dal 1° ottobre 2020 si passa da 7 a ben 24 valori, cioè:

  • N1 escluse ex art.15
  • N2 non soggette (non più valido dal 1 Gen 2021)
  • N2.1 non soggette ad IVA ai sensi degli artt. Da 7 a 7-septies del DPR 633/72
  • N2.2 non soggette – altri casi
  • N3 non imponibili (non più valido dal 1 Gen 2021)
  • N3.1 non imponibili – esportazioni
  • N3.2 non imponibili – cessioni intracomunitarie
  • N3.3 non imponibili – cessioni verso San Marino
  • N3.4 non imponibili – operazioni assimilate alle cessioni all’esportazione
  • N3.5 non imponibili – a seguito di dichiarazioni d’intento
  • N3.6 non imponibili – altre operazioni che non concorrono alla formazione del plafond
  • N4 esenti
  • N5 regime del margine / IVA non esposta in fattura
  • N6 inversione contabile (per le operazioni in reverse charge ovvero nei casi di autofatturazione per acquisti extra UE di servizi ovvero per importazioni di beni nei soli casi previsti) (non più valido dal 1 Gen 2021)
  • N6.1 inversione contabile – cessione di rottami e altri materiali di recupero
  • N6.2 inversione contabile – cessione di oro e argento puro
  • N6.3 inversione contabile – subappalto nel settore edile
  • N6.4 inversione contabile – cessione di fabbricati
  • N6.5 inversione contabile – cessione di telefoni cellulari
  • N6.6 inversione contabile – cessione di prodotti elettronici
  • N6.7 inversione contabile – prestazioni comparto edile e settori connessi
  • N6.8 inversione contabile – operazioni settore energetico
  • N6.9 inversione contabile – altri casi
  • N7 IVA assolta in altro stato UE (vendite a distanza ex art. 40 commi 3 e 4 e art. 41 comma 1 lett. b, DL 331/93; prestazione di servizi di telecomunicazioni, tele radiodiffusione ed elettronici ex art. 7-sexies lett. f, g, DPR 633/72 e art. 74-sexies, DPR 633/72)

La fattura elettronica si appresta a diventare una fonte importante di informazioni per il Fisco, che - evidentemente - farà “tesoro” dei nuovi dati e del nuovo tracciato XML anche per finalità di controllo.

Il M5s vale quanto la pietra pomice di Grillo

 


 

Il comico ha tentato di conferire un valore esorbitante a qualcosa che non aveva nessun valore di per sé ed è stato espulso da eBay. Ecco quattro modi per leggere questa notizia

La notizia di Beppe Grillo espulso da eBay può essere letta in senso letterale, allegorico, morale e anagogico. Il senso letterale è semplice: Beppe Grillo, che oltre a essere l’Elevato è anche uno di milioni di utenti di eBay, ha messo in vendita sulla piattaforma di commercio virtuale una pietra pomice a mille euro ma, così facendo, ha contravvenuto alle normative della piattaforma medesima, venendone espulso secondo regolamento. Per smerciarla, allora, ha dovuto allestire una bancarella per strada. In senso allegorico, la notizia significa: Beppe Grillo ha tentato di conferire un valore esorbitante, tramite il proprio carisma, a qualcosa che non aveva nessun valore di per sé, cioè il MoVimento 5 Stelle e i suoi militanti; ma il mondo reale, sotto forma di regolamenti e necessità economiche, ne ha smascherato il bluff e infatti, con le giravolte sul Mes e i contorcimenti sul reddito di cittadinanza, il MoVimento 5 Stelle tornerà presto ad avere il medesimo valore intrinseco della pietra pomice.

In senso morale, la notizia ammonisce: non fate come Beppe Grillo. Non presumete che il vostro autoproclamato stato di elevazione vi metta al riparo dalla dura realtà dell’interazione normata, e vi consenta di camuffare il vostro spregio delle regole – o, peggio ancora, il vostro sostanziale nonsenso – dietro l’etichetta fumosa di “provocazione”. Una volta può andarvi bene, la seconda magari pure, ma a un certo punto troverete qualcuno che vi farà pagare dazio estromettendovi dalla comunità retta da leggi e consuetudini ben determinate. Infine, in senso anagogico, la notizia insegna a non tendere a trasformare il web in un agone anarchico, in cui sentirti libero di fare impunemente la tua sparata, che sia spacciare per democrazia diretta piccoli sondaggi fra amici o pubblicare su un blog i nominativi dei giornalisti non graditi. Gira che ti rigira il web segue un criterio di realtà che corrisponde grossomodo all’ interesse concreto dei più e, se la tua preziosa proposta politica di fatto ha lo stesso valore della pietra pomice, prima o poi finisce che ti ritrovi a gestire l’equivalente politico di una bancarella.

Segnatevi questo codice: UNI EN 14683. È l'unico che vi dà la certezza di indossare una mascherina che protegge davvero.

 Segnatevi questo codice: UNI EN 14683. È l'unico che vi dà la certezza di indossare una mascherina che protegge davvero. "La cosa più importante è guardare alla certificazione", spiega l'Istituto superiore di sanità. Le mascherine comprate online potrebbero essere nient'altro che un cencio sulla faccia. Attenzione anche ai filtri sostituibili

Lo abbiamo capito finalmente: le mascherine servono. In attesa del vaccino, e oltre al disinfettante e al distanziamento, in questo nuovo mondo pandemico dobbiamo coprirci il naso e la bocca. Secondo gli esperti è possibile che in Italia l’ampio utilizzo delle mascherine, rispetto ad altri paesi europei, abbia in qualche modo rallentato la seconda ondata di diffusione del virus. E a questo punto vale la pena fare un passo in più:  quali mascherine bisogna usare? Nei primi mesi della pandemia  sul mercato è esplosa la domanda, l’Italia ha acquistato gran parte del fabbisogno dalla Cina per rifornire gli ospedali, altri paesi hanno raddoppiato la produzione  e bloccato le esportazioni. Oggi non siamo più in quel momento dell’emergenza, e sempre più aziende producono dispositivi, tutti diversi. E’ una regola base del marketing: se un prodotto entra nella vita quotidiana tanto vale puntare sulla sua unicità. Trasformarlo in un oggetto di moda un po’ fashion. Sui social network c’è un’invasione di pubblicità di protezioni colorate, da abbinare alla borsetta, di seta e di pelle, “comode come mai prima”, con i teschi le finte bocche e  le farfalline, adatte allo sport, traspiranti, richiudibili, e soprattutto lavabili.

E il nodo fondamentale è proprio questo: i filtri delle mascherine chirurgiche – per intenderci, quelle che usano i medici in ospedale – durano otto ore, poi vanno buttate. Sono un problema non solo per la produzione ma anche per l’inquinamento, perché non abbiamo mai affrontato una  mole di rifiuti di questo tipo.

Le mascherine si dividono in due gruppi. Le prime sono le mascherine chirurgiche (dette “mediche”); le altre sono i cosiddetti respiratori facciali (codici che abbiamo ormai imparato: ffp1, ffp2, ffp3). Sono due oggetti completamente diversi: le prime, composte da tre strati, sono nate per proteggere gli altri da noi stessi. Con l’arrivo di alcune malattie virali, compreso il Covid, si è poi capito che potevano servire a fermare anche l’ingresso di goccioline di aerosol nei nostri polmoni. Insomma: quella chirurgica serve al medico che sta operando a non infettare il paziente, ma è anche la “mascherina di comunità” per eccellenza. Le altre, i respiratori facciali, sono oggetti di protezione individuale, utili soprattutto per chi fa professioni in cui mettere uno schermo tra l’aria esterna e i propri polmoni è fondamentale (non solo per il Covid, ma, per esempio, per chi lavora nell’edilizia). Come si sceglie quindi una mascherina che protegga sé e gli altri? “La cosa più importante è guardare la certificazione”, dice al Foglio Paolo D’Ancona, ricercatore dell’Istituto superiore di sanità. “E naturalmente chiedersi quale oggetto sto cercando e per cosa mi servirà”. Se lavoro in ufficio, per esempio, basterà una mascherina chirurgica o il suo equivalente, l’importante è che sia “conforme alla norma UNI EN 14683”, dice D’Ancona

Durante l’emergenza c’è stata molta confusione, avevamo bisogno di mascherine e alcune sono state messe in commercio prima di ottenere la certificazione. “C’erano delle deroghe, per esempio a un certo punto hanno girato diverse mascherine importate dalla Cina che erano apparentemente delle chirurgiche ma sulla confezione c’era scritto in italiano che non erano per uso medico. E la mascherina in sé probabilmente lo era, ma non era ancora certificata. A ingannare però c’era il timbro CE, che vuol dire China export ma sembra qualcosa inerente all’Europa. L’unica scritta che deve esserci perché sia conforme a una mascherina chirurgica è UNI EN 14683”. Quando vediamo su qualche sito la dicitura “in certificazione” vuol dire che il produttore della mascherina ha mandato tutto al ministero, ma non è detto che passi tutti i test. Questa confusione ha reso difficile la scelta consapevole del consumatore, e piuttosto facile anche il lavoro dei truffatori. Anche la mascherina di stoffa, fatta dalla sarta con la faccia di Joker stampata sopra, è utile solo se ci applichiamo il filtro. Quindi bocciate le riutilizzabili, con la tasca dei filtri, lavabili? “Anche lì, ci sono delle certificazioni per i filtri. E se sono lavabili, il produttore deve dirci quante volte lo è, prima che perda di efficacia”, dice D’Ancona. “Il governo ha investito grandi risorse economiche per garantire le mascherine agli studenti nelle scuole per dare un segnale di quanto sia importante cercare di utilizzare prodotti sicuri. C’è una difficoltà oggettiva a usare oggetti che si devono lavare, cambiare, rispetto alla comodità di un oggetto usa e getta”. Forse, presto, sarà la tecnologia a venirci in aiuto. Sempre più startup, e soprattutto italiane, in collaborazione con le università stanno ottenendo le agognate certificazioni per mascherine e filtri di ultima generazione. E’ un processo lungo, ma l’unico sicuro.

sabato 26 settembre 2020

Sondaggio | La simulazione di voto: il centrodestra vincerebbe le elezioni con qualunque legge elettorale, oggi

News e ultime notizie oggi da Italia e Mondo

SCENARI

 C’era molta attesa per le Regionali e il referendum istituzionale per le conseguenze che avrebbero potuto avere sulla tenuta del governo e gli equilibri politici generali. In realtà i risultati delle urne non sembrano aver avuto un impatto molto significativo sull’opinione pubblica: le amministrative infatti hanno avuto una forte connotazione locale e in quattro regioni su sei gli elettori hanno premiato i presidenti uscenti che si sono particolarmente distinti nella fase più difficile vissuta dal Paese dal dopoguerra in poi. La politica nazionale sembra essere rimasta sullo sfondo. Il risultato netto del referendum, poi, non sembra aver particolarmente premiato il M5S, ossia la forza politica che si è battuta più di altre per il taglio dei parlamentari.

La tenuta dell’esecutivo

Il sondaggio odierno mostra, a due mesi di distanza dal precedente, pochi cambiamenti di rilievo a differenza di quanto solitamente si registra all’indomani di importanti appuntamenti elettorali, quando si manifesta il tradizionale salto sul carro del vincitore. In dettaglio: il governo e il premier Conte si mantengono stabilmente su livelli di apprezzamento elevati attestandosi a un indice di gradimento rispettivamente di 62 e 65. I giudizi sui leader di partito e i capi delegazione fanno registrare una lieve crescita di alcuni degli esponenti della maggioranza, in particolare Zingaretti e Di Maio, e una piccola flessione per quelli dell’opposizione, con l’eccezione di Berlusconi che aumenta di due punti, presumibilmente come attestazione di «vicinanza» per la malattia e il suo ricovero. E anche le intenzioni di voto sembrerebbero non troppo influenzate dal recente voto: la Lega, in aumento di quasi un punto, si mantiene al primo posto con il 24%. Seguono Pd (19,3%) e M5S (18,6%), entrambi in calo di 0,3%, quindi Fratelli d’Italia (16,7%), in flessione di 1,5%, che si riporta sui valori degli scorsi mesi di maggio e giugno. Quindi Forza Italia (6,8%), Italia viva (3,1%) e Azione (3%).

Gli equilibri in Aula

Ma quale Parlamento si potrebbe delineare sulla base della riduzione degli eletti e degli orientamenti di voto attuali? L’analisi tiene conto delle rilevazioni condotte da Ipsos da fine maggio a fine settembre per un totale di 29.000 interviste ponderati allineando i dati alle tendenze di voto attuali. La simulazione realizzata sulla base della legge elettorale attuale (Rosatellum) poneva il problema della definizione dei collegi maggioritari, di cui si conosce il numero (tre ottavi dei collegi attuali) ma non la conformazione; abbiamo pertanto proceduto accorpando collegi limitrofi per ricostruire in ciascuna circoscrizione il numero di collegi previsti con l’approvazione della riforma di riduzione dei parlamentari. Inoltre, abbiamo simulato due ipotesi di offerta politica, la prima basata sulla tripartizione tra centrodestra, centrosinistra e M5S, la seconda su due sole coalizioni, il centrodestra e una alleanza tra le attuali forze della maggioranza. La ripartizione dei collegi vinti da ciascuna coalizione tra i differenti partiti coalizzati è stata fatta ipotizzando una suddivisione delle candidature che tenga conto sia del peso elettorale nazionale di ciascun coalizzato, sia del peso elettorale relativo a ciascuna area geografica cui appartiene il collegio. Infine, la simulazione sui seggi ottenibili nella parte proporzionale è stata effettuata sulla base delle norme previste dalla legge vigente e delle intenzioni di voto rilevate oggi, mentre l’attribuzione dei seggi «estero» rispecchia quanto avvenuto in occasione delle elezioni precedenti, tenendo anche conto delle tendenze di voto rilevate in Italia.

Gli scenari e il risultato

Pur con le approssimazioni del caso, il primo scenario attribuisce la maggioranza della Camera al centrodestra con 227 seggi (oltre la metà dei quali andrebbe alla Lega), contro i 114 stimati per il centrosinistra e i 55 per il M5S. Al Senato il centrodestra otterrebbe 112 eletti contro i 57 del centrosinistra e i 27 del M5s. Nell’ipotesi di coalizione giallorossa, si conferma il vantaggio del centrodestra: 218 a 161 alla Camera e 112 a 80 al Senato. Qualora venisse cambiata la legge elettorale adottando il cosiddetto Germanicum, verrebbe meno la parte maggioritaria e i seggi sarebbero assegnati con metodo proporzionale e una soglia di sbarramento al 3% o, in alternativa, al 5% su base nazionale (o del 15% in una regione), riconoscendo il cosiddetto diritto di tribuna a chi non supera la soglia, ma ottiene il quoziente pieno in almeno tre circoscrizioni di due regioni differenti.

Gli sbarramenti

Nel caso di sbarramento al 5% potrebbero entrare alla Camera sette forze politiche (le cinque principali più Italia viva e Svp) e sei al Senato (Italia viva infatti non conquisterebbe il diritto di tribuna), mentre se la soglia fosse fissata al 3% sulla base delle intenzioni di voto attuali si aggiungerebbe Azione di Carlo Calenda che potrebbe entrare alla Camera ma non al Senato. Indipendentemente dalla soglia di sbarramento, il Germanicum, così come il Rosatellum, assegnerebbe la maggioranza al centrodestra: infatti con la soglia al 5% Lega, FdI e FI otterrebbero 219 seggi alla Camera e 112 al Senato laddove un’eventuale alleanza giallorossa (Pd, M5S e Iv) si attesterebbe a 179 e 86 seggi. Maggioranza più risicata per il centrodestra con la soglia del 3%: 206 seggi alla Camera e 108 al Senato. In questo caso una ipotetica coalizione giallorossa otterrebbe 179 e 90 parlamentari.

Il ruolo dei moderati

Di fronte a questi scenari appaiono decisive due questioni: la prima riguarda la coesione della coalizione di centrodestra nella quale Forza Italia, come già osservato nella precedente simulazione di fine luglio, potrebbe davvero rappresentare l’ago della bilancia. La seconda riguarda un’attitudine assai frequente nel parlamento italiano rappresentata dal cambio di casacca (116 solo nell’attuale legislatura). Infatti, in un Parlamento con un numero ridotto di seggi, la «transumanza» degli eletti da un gruppo parlamentare a un altro ha conseguenze ancor più rilevanti per il mantenimento degli assetti determinati dal voto degli elettori. Insomma, ci aspettano settimane nelle quali si parlerà di legge elettorale. È facile prevedere che le proposte saranno guidate dalla convenienza per la propria parte politica ammantate, beninteso, da solenni quanto ipocrite dichiarazioni riguardanti l’interesse per il Paese, la governabilità e la rappresentanza. A tale proposito varrebbe la pena descrivere nei manuali di educazione civica la genesi del termine «Porcellum» con cui la legge elettorale del 2005 fu definita a posteriori dal suo stesso promotore.