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martedì 25 luglio 2023

Il partito (preso)

Il partito (preso) di Ezio Mauro: dubitare dell'ambientalismo apocalittico è di destra GIULIANO FERRARA 25 LUG 2023 Quarant'anni per emendarmi di ogni dogmatismo e adesso l'ex direttore di Rep sostiene che il dubbio sia una forma di fanatismo ai limiti del negazionismo climatico Orwell entrò nella mia vita che ero molto giovane, fine dei Sessanta, e ancora non avevo letto “1984”, il suo romanzo sul mondo totalitario a venire. Sul retro di copertina della mia prima tessera del Pci (Lenin sul fronte) al punto 10, conclusivo, era scritto: “Difendere il partito da ogni attacco”. Per educazione o diseducazione totalizzante, non ero dunque predisposto al dubbio, sebbene mio padre notasse, con una sfumatura di ironia, che l’articolo 10 si prestava a un equivoco di tipo militare, lontano dall’idea di una via italiana o democratica al socialismo. Ero un ragazzo, l’assenza di dubbio mi dava conforto, incoraggiamento e spinta. Ora se faccio da vecchio un quiz estivo della Fondazione Einaudi, quasi quarant’anni dopo l’uscita da destra dal partito e la conversione all’anticomunismo militante, in anticipo sul crollo del Muro e la ridenominazione, mi viene come risultato un incredibile: “Liberale classico”. Mi viene da ridere, ovviamente, e ripenso all’epoca in cui la disciplina spazzava via per statuto ogni forma di dubbio. Per quattro decenni i miei nuovi amici, da Aron a Popper, mi hanno spiegato le virtù infinite del dubbio, cuore e anima di ogni pensiero critico. Alla nuova filosofia della congettura e della confutazione, del fallibilismo, della verifica in termini di fatto, dell’esperienza, del metodo rigidamente improntato alla flessibilità etica e epistemologica del dubitare su tutto e di tutto, ma non di tutti, ché al mondo ci sono anche amicizia e amore, mi sono conformato da vero conformista, da neofita di un liberalismo debole e acquisito. Incorporata l’idea che il dubbio sia il sale della terra, per via di una lettera di Orazio a Massimo Lollio, in cui lo invitava a essere saggio a costo di sprofondare nella medietà o mediocrità del dubbio, con la famosa formula Sàpere àude, poi trasformata da Kant nel simbolo illuminista dell’autonomia critica, osare servirsi della propria intelligenza, non dipendere da nessun dogma e limitarsi a conoscere ciò che si può conoscere con certezza, sempre dopo aver dubitato di ogni cosa, ho accettato il primato umano e divino del dubbio nel pensiero. Nel frattempo deve essere successo qualcosa perché una persona che è degna di stima come Ezio Mauro su Repubblica ha degradato il dubbio, anzi il Grande Dubbio, a una forma di fanatismo ai limiti del negazionismo climatico, tale da far correre al pianeta seri rischi di sopravvivenza. In più, si desume da tutto il ragionamento a sorpresa, il dubbio è meloniano, larussiano, abascaliano, lepenista, salviniano, magari trumpiano, è costitutivamente di destra, conservatore se non reazionario, e serve a minare la certezza della scienza, il ruolo delle classi dirigenti, ha una natura populista intrinseca, si sposa bene con gli affari propri, gli interessi meschini e particolari; il Grande Dubbio “spoglia il potere di quella potestà metafisica che gli riconosceva la capacità di dare un nome alle cose, dunque di interpretarle, rappresentarle e risolverle davanti al popolo; un autentico retaggio di antica maestà cancellato dalla ribellione nei confronti delle élite, che è la vera anima trasversale dei populismi di varia natura” (Ezio Mauro). E così, dopo un’intera vita spesa a emendarmi dalla certezza maestosa e metafisica del platonico e giovanpaolino “splendore della verità” o “veritatis splendor”, eccomi tornato in compagnia di Mauro all’articolo 10: “Difendere il partito da ogni attacco”. In questo caso il partito preso. Il succedaneo del comunismo, l’ambientalismo apocalittico.

Così stiamo scrivendo l'atlante del corpo umano

CATTIVI SCIENZIATI Così stiamo scrivendo l'atlante del corpo umano ENRICO BUCCI 25 LUG 2023 Il programma Human Biomolecular Atlas è uno dei più ambiziosi programmi di ricerca che la comunità scientifica mondiale abbia mai concepito: mira a mappare il modo in cui tutti i tipi di cellule sono disposti nel corpo umano, le loro connessioni e i loro stati nel tempo Immaginate di avere un insieme di 37.000 miliardi (37 trilioni) di cellule diverse, connesse in architetture complessissime e in continua evoluzione dinamica dal punto di vista delle loro attività e della loro morfologia funzionale. Ora immaginate anche di voler ottenere una mappa dei tipi e dei rapporti tra tutte le cellule in questione, una per una, e di voler per sovrapprezzo caratterizzare come ciascuna cellula evolve nel tempo, modificando la sua biochimica in risposta a stimoli diversi e al passare del tempo. Quello che state immaginando è di studiare a livello di singola cellula il corpo di una persona, e non siete i soli ad immaginarlo, perché si tratta precisamente di uno dei più ambiziosi programmi di ricerca che la comunità scientifica mondiale abbia mai concepito. Lanciato nel 2018, il programma Human Biomolecular Atlas (HuBMAP) mira a mappare il modo in cui tutti i tipi di cellule sono disposti nel corpo umano, utilizzando tecnologie di diverso tipo per creare mappe di organi a risoluzione di singola cellula (e, in realtà, guardando persino all’interno delle singole cellule). 60 diverse istituzioni ed oltre 400 scienziati, una volta terminata la messa a punto delle tecniche necessarie (spesso inventate ex-novo), hanno cominciato a produrre risultati e le prime pubblicazioni sull’ultimo numero di Nature dimostrano la stupefacente qualità dell’informazione ottenuta. Si tratta di tre articoli, ciascuno dei quali illustra una tecnica diversa di caratterizzazione del nostro corpo a livello di singola cellula, con un dettaglio e ad una scala dimensionale prima impensabili. In un primo articolo, si usa una tecnica che conosco bene, per averla usata io stesso ai suoi esordi, ovvero la spettrometria di massa MALDI direttamente su tessuto, per ottenere, cellula per cellula, la caratterizzazione delle proteine al lavoro in ogni cellula in un dato istante di tempo. È un po’ come se potessimo dare uno sguardo diretto alle macchine che stanno operando all’interno di ogni fabbrica in un distretto che riunisce molte fabbriche per ottenere una serie di lavorazioni precisamente coordinate fra loro; ma le fabbriche, ovvero le cellule, sono grandi solo poche decine di micron, e sono circa 500.000 cellule e 588 arterie all'interno della decidua intatta (la membrana materna a contatto con il corion fetale), ottenuta da 66 individui tra le 6 e le 20 settimane di gestazione. Seguendo nel tempo l’evoluzione del tipo e della quantità delle varie proteine impegnate a lavorare, si è potuto osservare il processo attraverso il quale il feto rimodella i tessuti materni, attivando in precisi momenti, in precisi distretti e con una sequenza specifica una serie di passaggi molecolari che portano alla progressiva costruzione dell’interfaccia fra il nascituro e la madre. Questo primo atlante dello sviluppo spazio-temporale della decidua durante la gravidanza non ha solo una utilità nel comprendere i meccanismi attraverso cui funziona la gestazione, con un dettaglio mai visto; costituisce anche uno standard, grazie al quale sarà possibile studiare le anomalie nella formazione dell’interfaccia madre-feto e chiarire perturbazioni eziologiche nella tolleranza materno-fetale e in alcune complicanze della gravidanza. In un secondo articolo, i ricercatori dello HuBMAP si sono focalizzati su un altro tipo di interfaccia del nostro organismo, quella cioè fra noi, il nostro microbioma ed i nostri alimenti: l’intestino. In questo caso, si è dimostrata la potenza di una seconda tecnica, ovvero la versione più avanzata del sequenziamento di RNA su singola cellula, valutando l'organizzazione delle singole cellule in otto diversi siti intestinali a partire dal tessuto di nove donatori. La composizione cellulare dell’intestino è risultata estremamente sito-specifica e molto varia fra distretti diversi, con una notevole complessità dei sottotipi epiteliali e con architetture cellulari diverse corrispondenti ai diversi “quartieri” del distretto di fabbriche della nostra metafora. Inoltre, si evidenziano bene nicchie immunologiche distinte che sono presenti nell'intestino, a provvedere ulteriore varietà nel modo in cui interagiamo con il nostro microbioma ed i nostri alimenti lungo il tubo digerente. Questi risultati descrivono la complessità della composizione cellulare, della regolazione e dell'organizzazione dell’intestino e fungono da importante mappa di riferimento per comprendere la biologia umana e le malattie, particolarmente per futuri confronti volti a dimostrare il disturbo dell’organizzazione tissutale in specifici distretti (pensiamo, per esempio, al caso delle malattie infiammatorie dell’intestino). In un terzo articolo, si dà dimostrazione della potenza della mappatura a singola cellula paragonando lo stato dello stesso tessuto in donatori sani o malati. Analizzando oltre 400.000 nuclei e cellule intere su 45 campioni da reni sani di riferimento e su 48 da pazienti, si è ottenuto un atlante cellulare ad alta risoluzione di 51 tipi di cellule principali, che includono popolazioni di cellule rare e precedentemente non descritte. Anche in questo caso, per ciascuna cellula sono stati ottenuti sia i profili di RNA, che i fattori regolatori attivi, così che la loro distribuzione spaziale è stata mappata sul rene intero. Nei soggetti malati, i nefroni (cioè le unità funzionali del rene costituite da corpuscoli di Malpighi e tubuli renali, devolute alla filtrazione del plasma sanguigno e alla formazione della preurina) sono risultati alterati a livello cellulare in almeno 28 modi e localizzazioni diversi, in corrispondenza di alterazioni del ciclo renale, dell’adattamento e della riparazione del danno e degli stati degenerativi (legati per esempio all’infiammazione). Una volta ottenute le “firme molecolari” di questi stati patologici, è stato possibile ricostruire la mappa dettagliata di ogni lesione, sia a livello anatomico che funzionale, mentre l'analisi di imaging 3D su larga scala (circa 1,2 milioni di comunità cellulari esaminate) ha fornito i correlati molecolari delle risposte immunitarie attive. Queste analisi hanno definito percorsi biologici rilevanti per il decorso temporale e le nicchie della lesione, comprese le firme alla base della riparazione epiteliale che, quando alterate, corrispondono a un declino della funzione renale. Tre tecniche, tre indagini e tre tessuti diversi: questo è il primo assaggio di ciò che deve ancora arrivare, e che ci permetterà di ottenere la prima mappa fisica e funzionale, cellula per cellula, di una persona sana, ma anche le sue alterazioni in stati diversi (fisiologici o patologici), permettendo una comprensione senza precedenti di salute e malattia del nostro organismo. Il numero di cellule di un corpo umano è di ordini di grandezza al di sopra di quello delle galassie visibili nel nostro universo; mappare le loro posizioni, connessioni e i loro stati nel tempo rappresenta il più ambizioso fra i traguardi che il programma di ricerca della biomedicina moderna abbia mai immaginato, per stabilire la connessione di scala che esiste fra quella moltitudine immensa di macchine molecolari che costituiscono la nostra chimica, le cellule all’interno delle quali funzionano, e finalmente i tessuti e gli organi di cui ci parlano gli atlanti di anatomia.