Pagine

venerdì 20 settembre 2013

BERGOGLIO REVOLUTION! - “UN PECCATORE, UN INDISCIPLINATO NATO” DÀ UNA POTENTE SPOLVERATA ALLA CHIESA: “L’INGERENZA SPIRITUALE NELLA VITA PERSONALE NON È POSSIBILE” – COME REAGIRA’ IL VATICANO REAZIONARIO?

L’intervista-bomba di Papa Francesco alla rivista dei gesuiti “Civiltà Cattolica”: “La Chiesa deve prima pensare a curare le ferite” - “Sono un peccatore, un indisciplinato nato. Prendo le decisioni in maniera autoritaria, ma non sono di destra”…


Andrea Tornielli (Vatican Insider) per "La Stampa.it"
«Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite... E bisogna cominciare dal basso».
ANTONIO SPADARO CON PAPA FRANCESCO BERGOGLIOANTONIO SPADARO CON PAPA FRANCESCO BERGOGLIO
È il cuore del messaggio contenuto nella lunga intervista (ben 29 pagine della rivista) che Papa Francesco ha concesso al direttore di «Civiltà Cattolica» padre Antonio Spadaro. Un colloquio di sei ore avvenuto il 19, il 23 e il 29 agosto. Jorge Mario Bergoglio traccia un identikit inedito di se stesso, che include anche le sue preferenze artistiche; analizza il ruolo della Chiesa oggi e indica le priorità dell'azione pastorale.
LA RENAULT QUATTRO DI DON ZOCCA REGALATA AL PAPA FRANCESCO BERGOGLIOLA RENAULT QUATTRO DI DON ZOCCA REGALATA AL PAPA FRANCESCO BERGOGLIO
Non insistere solo sui valori non negoziabili
«Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione».
PAPA FRANCESCO BERGOGLIO TWITTA CONTRO LA GUERRA IN SIRIAPAPA FRANCESCO BERGOGLIO TWITTA CONTRO LA GUERRA IN SIRIA
«Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza. L'annuncio di tipo missionario si concentra sull'essenziale, sul necessario, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus...».
BERTONE-BERGOGLIOBERTONE-BERGOGLIO
«La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: "Gesù Cristo ti ha salvato!". E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di misericordia». «L'annuncio dell'amore salvifico di Dio è previo all'obbligazione morale e religiosa. Oggi a volte sembra che prevalga l'ordine inverso».
PAPA FRANCESCO BERGOGLIO CON LEO MESSI IN VATICANOPAPA FRANCESCO BERGOGLIO CON LEO MESSI IN VATICANO
A proposito dei gay
«Dobbiamo annunciare il Vangelo su ogni strada, predicando la buona notizia del Regno e curando, anche con la nostra predicazione, ogni tipo di malattia e di ferita. A Buenos Aires ricevevo lettere di persone omosessuali, che sono "feriti sociali" perché mi dicono che sentono come la Chiesa li abbia sempre condannati. Ma la Chiesa non vuole fare questo.
PAPA FRANCESCO BERGOGLIO CON BALOTELLIPAPA FRANCESCO BERGOGLIO CON BALOTELLI
Durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro ho detto che, se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Dicendo questo io ho detto quel che dice il Catechismo. La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione a servizio della gente, ma Dio nella creazione ci ha resi liberi: l'ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile».
PAPA JORGE BERGOGLIOPAPA JORGE BERGOGLIO
«Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l'omosessualità. Io allora le risposi con un'altra domanda: "Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l'esistenza con affetto o la respinge condannandola?". Bisogna sempre considerare la persona. Qui entriamo nel mistero dell'uomo. Nella vita Dio accompagna le persone, e noi dobbiamo accompagnarle a partire dalla loro condizione. Bisogna accompagnare con misericordia. Quando questo accade, lo Spirito Santo ispira il sacerdote a dire la cosa più giusta».
RATZINGER BERTONE E ALTI PRELATIRATZINGER BERTONE E ALTI PRELATI
«La mia certezza: Dio è nella vita di ogni persona»
«Chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari - ha affermato Francesco - chi tende in maniera esagerata alla "sicurezza" dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante. Io ho una certezza dogmatica: Dio è nella vita di ogni persona, Dio è nella vita di ciascuno. Anche se la vita di una persona è stata un disastro, se è distrutta dai vizi, dalla droga o da qualunque altra cosa, Dio è nella sua vita. Lo si può e lo si deve cercare in ogni vita umana. Anche se la vita di una persona è un terreno pieno di spine ed erbacce, c'è sempre uno spazio in cui il seme buono può crescere. Bisogna fidarsi di Dio».
a Papa Francesco saluta il decano SodanorticleA PAPA FRANCESCO SALUTA IL DECANO SODANORTICLE
Dio è più grande del peccato
«Come stiamo trattando il popolo di Dio? Sogno una Chiesa Madre e Pastora. I ministri della Chiesa devono essere misericordiosi, farsi carico delle persone, accompagnandole come il buon samaritano che lava, pulisce, solleva il suo prossimo. Questo è Vangelo puro. Dio è più grande del peccato. Le riforme organizzative e strutturali sono secondarie, cioè vengono dopo. La prima riforma deve essere quella dell'atteggiamento.
felliniFELLINI
I ministri del Vangelo devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi. Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di Stato. I vescovi, particolarmente, devono essere uomini capaci di sostenere con pazienza i passi di Dio nel suo popolo in modo che nessuno rimanga indietro, ma anche per accompagnare il gregge che ha il fiuto per trovare nuove strade».
La Chiesa è il popolo di Dio
«Il popolo è soggetto. E la Chiesa è il popolo di Dio in cammino nella storia, con gioie e dolori. Sentire cum Ecclesia dunque per me è essere in questo popolo. E l'insieme dei fedeli è infallibile nel credere, e manifesta questa sua infallibilitas in credendo mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo che cammina... Quando il dialogo tra la gente e i vescovi e il Papa va su questa strada ed è leale, allora è assistito dallo Spirito Santo.
Che strano chiamarsi Federico Scola racconta FelliniCHE STRANO CHIAMARSI FEDERICO SCOLA RACCONTA FELLINI
Non è dunque un sentire riferito ai teologi... Non bisogna dunque neanche pensare che la comprensione del "sentire con la Chiesa" sia legata solamente al sentire con la sua parte gerarchica». E la Chiesa non va ridotta a «una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone selezionate. Non dobbiamo ridurre il seno della Chiesa universale a un nido protettore della nostra mediocrità».
«Sono un peccatore»
Il Papa definisce se stesso «un peccatore». E ricordando la straordinaria immagine caravaggesca della vocazione di Matteo afferma: «Ecco, questo sono io: "un peccatore al quale il Signore ha rivolto i suoi occhi". E questo è quel che ho detto quando mi hanno chiesto se accettavo la mia elezione a Pontefice».
FELLINI DE LAURENTIIS images jpegFELLINI DE LAURENTIIS IMAGES JPEG
Per fare le riforme serve tempo
«Molti pensano che i cambiamenti e le riforme possano avvenire in breve tempo. Io credo che ci sia sempre bisogno di tempo per porre le basi di un cambiamento vero, efficace. E questo è il tempo del discernimento. E a volte il discernimento invece sprona a fare subito quel che invece inizialmente si pensa di fare dopo. È ciò che è accaduto anche a me in questi mesi».
«Ecco, invece diffido delle decisioni prese in maniera improvvisa - ha spiegato il Papa a "Civiltà Cattolica" - Diffido sempre della prima decisione, cioè della prima cosa che mi viene in mente di fare se devo prendere una decisione. In genere è la cosa sbagliata. Devo attendere, valutare interiormente, prendendo il tempo necessario. La sapienza del discernimento riscatta la necessaria ambiguità della vita e fa trovare i mezzi più opportuni, che non sempre si identificano con ciò che sembra grande o forte».
GIULIO ANDREOTTI E FELLINI jpegGIULIO ANDREOTTI E FELLINI JPEG
Perché uso un'auto modesta
«Il discernimento si realizza sempre alla presenza del Signore, guardando i segni, ascoltando le cose che accadono, il sentire della gente, specialmente i poveri. Le mie scelte, anche quelle legate alla normalità della vita, come l'usare una macchina modesta, sono legate a un discernimento spirituale che risponde a una esigenza che nasce dalle cose, dalla gente, dalla lettura dei segni dei tempi. Il discernimento nel Signore mi guida nel mio modo di governare».
Sono un indisciplinato... nato
FËDOR DOSTOEVSKIJFËDOR DOSTOEVSKIJ
Della Compagnia di Gesù, Francesco dice: «mi hanno colpito tre cose: la missionarietà, la comunità e la disciplina. Curioso questo, perché io sono un indisciplinato nato, nato, nato. Ma la loro disciplina, il modo di ordinare il tempo, mi ha colpito tanto».
Non vado nell'appartamento papale perché lì si entra col contagocce
«E poi - ha aggiunto - una cosa per me davvero fondamentale è la comunità. Cercavo sempre una comunità. Io non mi vedevo prete solo: ho bisogno di comunità. E lo si capisce dal fatto che sono qui a Santa Marta... Ho scelto di abitare qui, nella camera 201, perché quando ho preso possesso dell'appartamento pontificio, dentro di me ho sentito distintamente un "no".
L'appartamento pontificio nel Palazzo Apostolico non è lussuoso. È antico, fatto con buon gusto e grande, non lussuoso. Ma alla fine è come un imbuto al rovescio. È grande e spazioso, ma l'ingresso è davvero stretto. Si entra col contagocce, e io no, senza gente non posso vivere. Ho bisogno di vivere la mia vita insieme agli altri».
Federico FelliniFEDERICO FELLINI
Carattere decisionista ma non sono di destra
«Nella mia esperienza di superiore in Compagnia... il mio governo all'inizio aveva molti difetti... Mi son trovato Provinciale ancora molto giovane. Avevo 36 anni: una pazzia. Bisognava affrontare situazioni difficili, e io prendevo le mie decisioni in maniera brusca e personalista. Sì, devo aggiungere però una cosa: quando affido una cosa a una persona, mi fido totalmente di quella persona. Deve fare un errore davvero grande perché io la riprenda. Ma, nonostante questo, alla fine la gente si stanca dell'autoritarismo.
Il mio modo autoritario e rapido di prendere decisioni mi ha portato ad avere seri problemi e ad essere accusato di essere ultraconservatore. Ho vissuto un tempo di grande crisi interiore quando ero a Cordova. Ecco, no, non sono stato certo come la Beata Imelda, ma non sono mai stato di destra. È stato il mio modo autoritario di prendere le decisioni a creare problemi».
Voglio consultazioni reali, non pro forma
meana02 costanz costantini felliniMEANA02 COSTANZ COSTANTINI FELLINI
«Col tempo ho imparato molte cose. Il Signore ha permesso questa pedagogia di governo anche attraverso i miei difetti e i miei peccati. Così da arcivescovo di Buenos Aires ogni quindici giorni facevo una riunione con i sei vescovi ausiliari, varie volte l'anno col Consiglio presbiterale. Si ponevano domande e si apriva lo spazio alla discussione. Questo mi ha molto aiutato a prendere le decisioni migliori. E adesso sento alcune persone che mi dicono: "non si consulti troppo, e decida".
Credo invece che la consultazione sia molto importante. I concistori, i Sinodi sono, ad esempio, luoghi importanti per rendere vera e attiva questa consultazione. Bisogna renderli però meno rigidi nella forma. Voglio consultazioni reali, non formali. La Consulta degli otto cardinali, questo gruppo consultivo outsider, non è una decisione solamente mia, ma è frutto della volontà dei cardinali, così come è stata espressa nelle Congregazioni Generali prima del conclave. E voglio che sia una Consulta reale, non formale».
Così vedo la Curia
«I dicasteri romani sono al servizio del Papa e dei vescovi: devono aiutare sia le Chiese particolari sia le Conferenze episcopali. Sono meccanismi di aiuto. In alcuni casi, quando non sono bene intesi, invece, corrono il rischio di diventare organismi di censura. È impressionante vedere le denunce di mancanza di ortodossia che arrivano a Roma. Credo che i casi debbano essere studiati dalle Conferenze episcopali locali, alle quali può arrivare un valido aiuto da Roma. I casi, infatti, si trattano meglio sul posto. I dicasteri romani sono mediatori, non intermediari o gestori».
benigni felliniBENIGNI FELLINI
Collegialità e primato di Pietro
«Si deve camminare insieme: la gente, i vescovi e il Papa. La sinodalità va vissuta a vari livelli. Forse è il tempo di mutare la metodologia del Sinodo, perché quella attuale mi sembra statica. Questo potrà anche avere valore ecumenico, specialmente con i nostri fratelli Ortodossi. Da loro si può imparare di più sul senso della collegialità episcopale e sulla tradizione della sinodalità. Lo sforzo di riflessione comune, guardando a come si governava la Chiesa nei primi secoli, prima della rottura tra Oriente e Occidente, darà frutti a suo tempo».
La donna nella Chiesa e il «machismo in gonnella»
«È necessario ampliare gli spazi di una presenza femminile più incisiva nella Chiesa. Temo la soluzione del "machismo in gonnella", perché in realtà la donna ha una struttura differente dall'uomo. E invece i discorsi che sento sul ruolo della donna sono spesso ispirati proprio da una ideologia machista. Le donne stanno ponendo domande profonde che vanno affrontate. La Chiesa non può essere se stessa senza la donna e il suo ruolo. La donna per la Chiesa è imprescindibile.
fellini mastroianni via allo spogliarelloFELLINI MASTROIANNI VIA ALLO SPOGLIARELLOla strada felliniLA STRADA FELLINI
Maria, una donna, è più importante dei vescovi. Dico questo perché non bisogna confondere la funzione con la dignità. Bisogna dunque approfondire meglio la figura della donna nella Chiesa. Bisogna lavorare di più per fare una profonda teologia della donna. Solo compiendo questo passaggio si potrà riflettere meglio sulla funzione della donna all'interno della Chiesa. Il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti».
Il Concilio e la messa antica
«Il Vaticano II è stato una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea. Ha prodotto un movimento di rinnovamento che semplicemente viene dallo stesso Vangelo. I frutti sono enormi. Basta ricordare la liturgia. Il lavoro della riforma liturgica è stato un servizio al popolo come rilettura del Vangelo a partire da una situazione storica concreta.
Sì, ci sono linee di ermeneutica di continuità e di discontinuità, tuttavia una cosa è chiara: la dinamica di lettura del Vangelo attualizzata nell'oggi che è stata propria del Concilio è assolutamente irreversibile. Poi ci sono questioni particolari come la
liturgia secondo il Vetus Ordo. Penso che la scelta di Papa Benedetto sia stata prudenziale, legata all'aiuto ad alcune persone che hanno questa particolare sensibilità. Considero invece preoccupante il rischio di ideologizzazione del Vetus Ordo, la sua strumentalizzazione».
5 renzao arbore federico fellini sistina2405885 RENZAO ARBORE FEDERICO FELLINI SISTINA240588
Se uno ha una risposta per tutto, Dio non è con lui
«Se una persona dice che ha incontrato Dio con certezza totale e non è sfiorata da un margine di incertezza, allora non va bene. Per me questa è una chiave importante. Se uno ha le risposte a tutte le domande, ecco che questa è la prova che Dio non è con lui. Vuol dire che è un falso profeta, che usa la religione per se stesso. Le grandi guide del popolo di Dio, come Mosè, hanno sempre lasciato spazio al dubbio. Si deve lasciare spazio al Signore, non alle nostre certezze; bisogna essere umili. L'incertezza si ha in ogni vero discernimento che è aperto alla conferma della consolazione spirituale».
La dottrina non è un monolite da difendere
«Ci sono norme e precetti ecclesiali secondari che una volta erano efficaci, ma che adesso hanno perso di valore o significato. La visione della dottrina della Chiesa come un monolite da difendere senza sfumature è errata... Le forme di espressione della verità possono essere multiformi, e questo anzi è necessario per la trasmissione del messaggio evangelico nel suo significato immutabile».
Il pericolo della fede-laboratorio
«C'è sempre in agguato il pericolo di vivere in un laboratorio. La nostra non è una fede-laboratorio, ma una fede-cammino, una fede storica. Dio si è rivelato come storia, non come un compendio di verità astratte. Io temo i laboratori perché nel laboratorio si prendono i problemi e li si portano a casa propria per addomesticarli, per verniciarli, fuori dal loro contesto. Non bisogna portarsi la frontiera a casa, ma vivere in frontiera ed essere audaci».
«Quando si parla di problemi sociali, una cosa è riunirsi per studiare il problema della droga in una villa miseria, e un'altra cosa è andare lì, viverci e capire il problema dall'interno e studiarlo».

«Sono vivo grazie a una suora»
«Le frontiere sono tante. Pensiamo alle suore che vivono negli ospedali: loro vivono nelle frontiere. Io sono vivo grazie a una di loro. Quando ho avuto il problema al polmone in ospedale, il medico mi diede penicillina e streptomicina in certe dosi. La suora che stava in corsia le triplicò perché aveva fiuto, sapeva cosa fare, perché stava con i malati tutto il giorno. Il medico, che era davvero bravo, viveva nel suo laboratorio, la suora viveva nella frontiera e dialogava con la frontiera tutti i giorni. Addomesticare le frontiere significa limitarsi a parlare da una posizione distante, chiudersi nei laboratori. Sono cose utili, ma la riflessione per noi deve sempre partire dall'esperienza».
I Promessi Sposi sul comodino
«Ho amato molto autori diversi tra loro. Amo moltissimo Dostoevskij e Hölderlin. Di Hölderlin voglio ricordare quella lirica per il compleanno di sua nonna che è di grande bellezza, e che a me ha fatto anche tanto bene spiritualmente. È quella che si chiude con il verso "Che l'uomo mantenga quel che il fanciullo ha promesso".
Mi ha colpito anche perché ho molto amato mia nonna Rosa, e lì Hölderlin accosta sua nonna a Maria che ha generato Gesù, che per lui è l'amico della terra che non ha considerato straniero nessuno. Ho letto il libro "I Promessi Sposi" tre volte e ce l'ho adesso sul tavolo per rileggerlo. Manzoni mi ha dato tanto. Mia nonna, quand'ero bambino, mi ha insegnato a memoria l'inizio di questo libro»
Il film di Fellini
«La strada di Fellini è il film che forse ho amato di più. Mi identifico con quel film, nel quale c'è un implicito riferimento a san Francesco. Credo poi di aver visto tutti i film con Anna Magnani e Aldo Fabrizi quando avevo tra i 10 e 12 anni. Un altro film che ho molto amato è Roma città aperta. Devo la mia cultura cinematografica soprattutto ai miei genitori che ci portavano spesso al cinema».


È UFFICIALE: LA POLITICA FA MALE AL CERVELLO – UNO STUDIO DELLA YALE UNIVERSITY CI FA CAPIRE MEGLIO LO STATO DI IMBECILLITÀ DELLE PERSONE CHE CI GOVERNANO

La passione politica è così forte e congenita negli esseri umani, che impedisce alla gente di pensare in maniera chiara. Diventiamo persino incapaci di fare semplici operazioni aritmetiche, se il loro risultato contraddice le nostre convinzioni…

Paolo Mastrolilli per La Stampa
cervelloCERVELLO
La passione politica è così forte e congenita negli esseri umani, che impedisce alla gente di pensare in maniera chiara. Diventiamo persino incapaci di fare semplici operazioni aritmetiche, se il loro risultato contraddice le nostre convinzioni.
Questa triste sentenza sui nostri meccanismi intellettivi viene da uno studio condotto alla Yale University dal professore Dan Kahan. Il titolo è complicato: "Motivated Numeracy and Enlightened Self-Government". La traduzione, per i profani, è che la politica sabota anche le nostre abilità basilari con i numeri.
Tra gli altri esperimenti realizzati da Kahan, ce n'è uno particolarmente indicativo. Alcuni soggetti dello studio hanno ricevuto l'ordine di interpretare una semplice tavola numerica, che diceva se le creme per la pelle provocano prurito o no. L'argomento non era particolarmente carico di significati politici, e tutti sono riusciti a fare i calcoli giusti.
circoloolis cervelloCIRCOLOOLIS CERVELLO
Altri soggetti sono stati messi davanti alla stessa identica tavola, con gli stessi identici numeri, ma stavolta l'interpretazione avrebbe portato a stabilire se vietare il porto di armi nascoste diminuisce il tasso di criminalità. La risposta sul piano aritmetico era molto facile da trovare, ma il risultato aveva un alto valore politico, perché avrebbe preso una posizione scientifica definitiva sul lacerante dibattito riguardo la vendita di pistole e fucili negli Usa.
SADDAM HUSSEINSADDAM HUSSEIN
Ebbene molti soggetti dello studio, nel secondo test, non sono riusciti a risolvere calcoli elementari. Appena si accorgevano che il risultato stava andando contro le loro convinzioni politiche, iniziavano inconsciamente a sbagliare le operazioni per non arrivare alla conclusione che non volevano. Più erano bravi in matematica, e più baravano, a conferma del fatto che si rendevano conto dell'evidenza dimostrata dai numeri, ma la ignoravano per scelta.

Il risultato di Kahan conferma quello che anche altri studiosi, come Brendan Nyhan di Dartmouth, hanno dimostrato. La passione politica è un fatto congenito, che sabota il funzionamento dei nostri cervelli. La conoscenza, le informazioni corrette, non hanno quasi alcun peso sulle nostre convinzioni.
JOHN F KENNEDY A DALLASJOHN F KENNEDY A DALLASSADDAM HUSSEINSADDAM HUSSEIN
Una volta scelta la nostra verità preferita, le restiamo dogmaticamente attaccati, a scapito di qualunque cosa. Inutile ripeterci che Saddam non aveva le armi di distruzione di massa, o che Kennedy era riuscito a far approvare le leggi sui diritti civili: se ci siamo convinti del contrario, non lasceremo che la verità riesca a sviarci.
luccisione di kennedyLUCCISIONE DI KENNE

mercoledì 4 settembre 2013

Tecnologia e Business

Nove siti internet per diventare più intelligenti  A cura di Fabrizio Marino Siti di e-learning, siti di domande e risposte e di cultura generale: allenare il cervello in rete.

Internet è il luogo in cui la maggior parte di noi passa più tempo. Non sempre però questo tempo è produttivo, anzi, spesso sprechiamo ore preziose della nostra giornata navigando e socializzando in rete. Tuttavia c’è un modo più intelligente per intrattenersi nei meandri della rete, magari migliorando la nostra condizione professionale. Open forum ha stilato una lista di nove siti che ci renderanno dei navigatori più intelligenti.
1. Clipped
Con l’enorme flusso di informazioni che investe ogni giorno i professionisti di ogni settore, questo sito permetterà di risparmiare parecchio tempo. Crea infatti un estratto delle informazioni più importanti di articoli e documenti trasformandoli in brevi notizie facili da leggere
2. Coursera
Molti imprenditori non si possono permettere di spendere le loro risorse finanziarie per la formazione a pagamento. Questo sito ha realizzato una partnership con le migliori università e organizzazioni in tutto il mondo per offrire lezioni gratuite online. L’utente ha poi la possibilità di integrare l’apprendimento in rete con letture, esercizi interattivi e testi di vario genere. Gli argomenti spaziano dalle discipline umanistiche a quelle mediche, ma anche scienze sociali, matematica economia e tecnologia. In quest’ambito anche la Khan Academy è un’ulteriore risorsa a disposizione degli utenti. 
3. Ted
Per molti anni è stato sempre molto dispendioso per i piccoli imprenditori frequentare alcune delle più innovative conferenze mondiali. Grazie a Ted, ora è possibile accedere a un catalogo di migliaia di discorsi e conferenze totalmente in maniera gratuita sul web. La maggior parte di questi discorsi hanno una durata inferiore ai venti minuti e possono essere visti, ad esempio, tra una pausa e l’altra. (Ecco un video tra i più cliccati: Dan Pink sulla sorprendente scienza della motivazione)
4. Lifehacker
Si tratta di un sito che ha una soluzione per ogni vostro problema, fornisce tutte le risposte di cui avete bisogno. Alcuni brevi recenti articoli trattano di temi come scienza e privacy online. Ecco degli esempi “keep your internet usage private” and “10 simple Things that will Make you Happier backed by science
5. Good-is
Molte persone imparano meglio attraverso le rappresentazioni grafiche. Ecco allora un sito in cui le risposte a molte domande sul business sono spiegate attraverso lo strumento dell’infografica. Basti controllare queste due: “Come le imprese stanno creando communities” e “Come fare felici i clienti
6. Memrise
Nel mondo dei social media, i meme sono molto utilizzati. Ora, questo sito consente a chiunque di imparare un nuovo linguaggio utilizzando queste tipo di immagini, utili al cervello per ricordare alcune parole in maniera più immediata. Gli utenti potranno inoltre competere con i loro amici, guadagnando punti ogni volta che impareranno una parola. In alternativa per un apprendimento più avanzato,con Lang-8 è possibile pubblicare post scritti in altre lingue ed essere corretti da utenti madre lingua.
7. Code Academy
I professionisti hanno sempre più bisogno di imparare un po’ di più di linguaggio web di quanto in realtà riescano a fare. Questo sito rende tutto ciò più facile per chiunque sulla base di una formula molto interattiva. Risulta molto utile per l’email e il web marketing.
8. Quora
Qui è possibile ottenere risposte dagli esperti del settore. È un incredibile sito di Q&A (question and answers) curato dai migliori utenti. Tra le domande più frequenti ad esempio “Cosa significa free cash flow
9. Mental Floss
Magari questo sito non vi renderà più intelligenti, ma sicuramente migliorerà la vostra abilità nei giochi a quiz e nella cultura generale. E, perché no, riuscirete a rispondere a domande come questa: “Perché la chiamano Trinidad and Tobago?”

martedì 3 settembre 2013

CACCIARE CACCIARI! – A VENEZIA NON C’E’ SOLO L’ACQUA ALTA: “ODIO-GRAFIA” DEL SINDACO CHE HA ROVINATO VENEZIA

03 SET 2013 17:47

Raffaele Liucci fa a pezzetti Cacciari: “Longevità politica coniugata al malgoverno della città: dal cemento al Lido di Venezia a opere disastrose come il ponte di Santiago Calatrava” - “Andava con Negri a spiegare Il Capitale di Marx ai cancelli di Porto Marghera: poveri operai…” - 

Goffredo Pistelli per "Italia Oggi"
Che cosa spinge uno storico contemporaneo rispettabile, autore di tre o quattro libri significativi sugli intellettuali italiani durante la Seconda guerra mondiale, su Indro Montanelli, su giornalismo e politica negli anni '50, cosa spinge, dicevamo, uno storico a scrivere un libello pungente e quindi abbondantemente cattivo anche se ironico, documentato?
Massimo CacciariMASSIMO CACCIARI
Raffele Liucci, classe 1971, milanese trapiantato da tempo a Venezia, massacra Massimo Cacciari, filosofo, fondatore democrat, sindaco, autonomista di sinistra, con un pamphlet al fulmicotone, Il politico della domenica, ascesa e declino di Massimo Cacciari, edito da Stampa Alternativa.
Domanda. Liucci, è vero che ha stentato a trovare un editore, come scrive il Fatto quotidiano, e che la bozza circolava via mail come un moderno samizdat?
Risposta. È vero e in parte lo racconto in una postilla al libro, in cui plaudo a Mimmo Franzinelli, lo storico che l'ha presentato all'editore, e l'editore, per aver trovato il coraggio di pubblicarlo. Peraltro anche la recensione di Tomaso Montanari, di cui lei parla, è uscita sul suo blog sul Fatto online e non sull'edizione cartacea del giornale.
cacciari a servizio pubblicoCACCIARI A SERVIZIO PUBBLICO
D. Perché questo libello su Cacciari?
R. Perché non esiste un sindaco che abbia avuto un tale potere su una città e che abbia governato per così tanti anni. Sembra superato solo da Giorgio Giudici, sindaco di Lugano dal 1984 al 2013.
D. Longevità politica...
R. Nel caso di Cacciari coniugata al malgoverno della città: dal cemento al Lido di Venezia a opere disastrose come il ponte di Santiago Calatrava, di cui per anni ha cercato di nascondere le magagne, finché lo stesso progettista spagnolo ha preso le distanze dalla realizzazione.
D. Lei scrive che se Gustav Aschenbach, il protagonista di La morte a Venezia di Thomas Mann, tornasse al Lido si tirerebbe una rivoltellata in testa ma non a causa dell'ossessione per il biondino Tadzio...
R. Certo, ma perché annichilito dal paesaggio sanguinante. Ed è stata spacciata per riqualificazione. Ma non è solo questo: c'è il «nuovo» Palazzo del Cinema che, allo stato, solo una grande voragine e l'inaugurazione era prevista nel marzo 2011.
Paolo CacciariPAOLO CACCIARI
Progetto incompiuto anche per la crisi, s'intende. Ma poi c'è il Parco delle rose sventrato, l'ex-Ospedale a mare, gioiello dell'architettura novecentesca, trasformato in centro residenziale e commerciale...
D. Sì, sì la lista che lei fa è lunga e circostanziata. Però lei nel libro rinfaccia al filosofo l'essere un politico con un'inclinazione a creare movimenti e personaggi piuttosto fatui...
R. Cacciari ha sempre avuto questa singolare attitudine. Per le iniziative e per gli uomini. Come quando lanciò Verso Nord, con l'industriale Mario Carraro, e durò lo spazio di un mattino. O come fece quando, nel 2001, voleva candidare Antonio Fazio, banchiere centrale, a leader del centrosinistra.
MASSIMO CACCIARIMASSIMO CACCIARI
D. L'avevo quasi dimenticata...
R. Storia grottesca. Lei capisce, Fazio,è un signore ipercattolico, uno che va, legittimamente, alle messe per i caduti di Porta Pia. Insomma uno che con la sinistra non c'entra niente.
D. Una vocazione allo scouting, si potrebbe dire.
R. Sì, che è continuata ma in genere s'è caratterizzata come una sorta di abbraccio mortale. Un po' alla Eugenio Scalfari, che tutti i suoi prediletti polticamente li vedeva poi naufragare.
D. Per esempio?
R. A Umberto Ambrosoli dedicò un vaticinio a mezzo di L'Espresso, spiegando come fosse «la speranza». E Roberto Maroni ha trionfato. E con Giuliano Pisapia invece...
MASSIMO CACCIARIMASSIMO CACCIARI
D. Invece?
R. Aveva sbagliato tutto: troppo radicale, diceva, non ce la farà. E fino all'ultimo aveva sostenuto che il miglior soluzione fosse far tornare Gabriele Albertini, col piccolo dettaglio che era ancora un eurodeputato del Pdl.
D: Cacciari non ha risposto al suo libro?
R. No, no. Non proferisce parola ma è il suo carattere, sunteggiato da quella famosa battute di Il marchese del grillo: «Io so' io, e voi non siete un cazzo».
D. Torniamo alla domanda iniziale: perché Cacciari?
R. Perché esemplifica il fallimento di quell'idea degli intellettuali in politica.
D. Lei ne fa il campione di una gruppetto formato da Toni Negri, Mario Tronti, Alberto Asor Rosa...
R. Certo. Cacciari andava con Negri a spiegare Il Capitale di Marx ai cancelli di Porto Marghera: poveri operai.
MASSIMO CACCIARIMASSIMO CACCIARI
D. Immagine terribile...
R. Chissà cosa avranno capito: Cacciari è praticamente incomprensibile anche ai colleghi filosofi. Ma è un vizio della cultura italiana: pare che le cose profonde debbano essere necessariamente oscure. Nel mondo anglossassone, uno statistico riesce a farsi capire da chiunque anche scrivendo un saggio della sua disciplina.
D. Dicevamo degli intellettuali, lei scrive, «formatisi nel criogiolo dell'operaismo» e poi protagonisti, nei decenni successivi, «di numerossime giravolte e tripli salti mortali all'indietro».
R. Sì, gente sempre guidata dalla sicumera d'essere dalla parte giusta della Storia, anche se questa parte mutava a ogni chiar di luna in base a logiche imperscrutabili. Banderuole esposte ai quattro venti, hanno trovato nella politica la valvola di sfogo per il loro ego ipertrofico.
D. Eppure è una generazione che ha avuto molto, quella sessantottina. Ne parlavamo giorni fa, da queste colonne, con l'economista Riccardo Puglisi.
R. Avevano vent'anni negli anni '60, che furono un po' l'età dell'oro della nostra democrazia. Non hanno mai avuto il problema di cercarsi un lavoro, nei giornali come nelle università. Un sacco di onori, insomma. L'ultima generazione felice, diciamo, e nonostante questo è una generazione che ha ha fallito.
D. Ora Tronti è pure senatore, voluto da Pier Luigi Bersani, come per un riconoscimento alla carriera...
R. Sì ma Tronti col laticlavio non ha certo l'incidenza che ha avuto Cacciari nel suo lungo periodo di sindaco. Un primo cittadino conta molto più di un senatore, non scherziamo.
MASSIMO CACCIARIMASSIMO CACCIARI
D. E lei, infatti, dà i voti a quella lunghissima sindacatura: Cacciari parte bene nel 1993 e poi peggiora via via. Da discreto a insufficiente, a gravemente insufficiente nell'ultimo mandato...
R. Per forza, non ne aveva neppure voglia ma corse alle comunali del 2005 solo per fare un dispetto a Felice Casson, l'altro candidato della sinistra. E prevalse per appena 500 voti.
D. Si diceva del fallimento degli intellettuali in politica. Soprattutto perché per loro, scrive lei, contano solo le interpretazioni e non i fatti...
R. Certo, «quei cattivi fatti che rovinano le belle idee» diceva Lucien Fabre .
CACCIARI ALBERTINICACCIARI ALBERTINI
D. Ma la crisi dell'intellettualità è più generale. Secondo le sue ricerche, l'intellighentzja italiana, negli anni '40, cercò più la casa in collina che occuparsi della guerra. Furono Spettatori di un naufragio come titola il suo libro. E quelli odierni?
R. Come storico non mi dovrei occupare di presente ma mi pare che la crisi degli intettellettuali rispecchi la crisi della sinistra, in cui non c'è una posizione comune: come in una società molto atomizzata, ognuno parla per sé. Una cacofonia.
D. Qualcuno come Gianni Vattimo, blandisce un po' i violenti, paragonando in NoTav ai manifestanti delle primavere arabe...
R. Vattimo negli anni '80-'90, era un moderato, fautore di un pensiero debole, post-moderno, che superasse le grandi ideologie della sinistra settecentesca. Soltanto con l'avvento di B. ,Vattimo s'è trasformato in quell'estremista che non era mai stato. Ma insomma, è abbastanza poco significativo...
CACCIARICACCIARI
D. Sta a Strasburgo...
R. Appunto. Ora io non sono affatto antieuropeista, ma non c'è organismo più simbolico del Parlamento europeo.
D. La crisi degli intellettuali italiani ha che fare con quella dell'università essendo il luogo che li dovrebbe formare?
R. Non me ne parli: ne sono venuto via dopo il dottorato. La mia forma mentis non si poteva sposare con la consorteria: l'intellettuale deve essere libero, non deve dipendere troppo dei maestri. Perché il ruolo del maestro, nell'Italia familista, può essere pernicioso. Più in generale dell'accademia penso quello che ha scritto Nicola Gardini, oggi docente a Oxford in I baroni. Come e perché sono fuggito dall'università italiana, un luogo che non conosce il merito.
D. Ma insomma, non sarà stato sempre così; nel 1943, Concetto Marchesi, rettore a Padova, coi fascisti in aula magna fece un discorso coraggiosissimo.
R. Era un'altra università, per pochi. Mia madre, che s'è laureata in Lettere antiche, mi racconta di lezioni per quattro o cinque. Quella di cui parlo è l'università che non ha saputo compiere il passaggio dalle élites alla masse.
CACCIARICACCIARI
D. In giro vede segnali di speranza?
R. Sono un pessimista schopenaueriano, non faccio testo (ride). Ma non ne vedo ragioni, onestamente. Quando fra 50-60 anni gli storici analizzeranno i nostri tempi, parleranno dell'età berlusconiana e racconteranno di un'età di declino, in cui l'Italia non è riuscita trovare la propria dimensione. Penso che i berlusconiani onesti concordino.
D. L'età berlusconiana, così come quella giolittiana e fascista.
R. Certo, perché ha avuto una caratterizzazione personale fortissima, che nemmeno quella democristiana ha saputo avere: la Dc è stata Alcide De Gasperi ma anche tanti altri. B. invece è stato uno solo.
CACCIARICACCIARI
D. La Dc, diceva...
R. Tante correnti e molto pluralismo, che ebbe anche effetti benefici, assicurando un ricambio. I governi duravano magari dodici mesi e i segretari di partito qualche anno di più. Certo non quanto B. o quanto Cacciari.
D. Cosa non la convince, oggi?
R. Negli Italiani c'è un'attesa dell'uomo taumaturgico che io non condivido. Un attimo dopo, si dimentica tutto, come dimostra la vicenda di Mario Monti.
1 4mass cacciari lap1 4MASS CACCIARI LAP
D. Oggi, lo si tratta spesso con sarcasmo...
R. E pensi invece quale attesa s'era generata, una popolarità enorme, un consenso del 70%, bulgaro. Ora, non ne ero un grande sostenitore, ma trovo esagerata questa sua liquidazione.D'altra parte...
D. D'altra parte?
R. Gli italiani amano i personaggi alla mano, non il politico grigio, «fumo di Londra». Ma questo è un problema, perché, con la scomparsa dei partiti e delle loro scuole, oggi s'affaccia in politica chi viene dallo spettacolo e dallo sport. Agghiacciante.
1 2mass cacciari lap1 2MASS CACCIARI LAP