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sabato 29 maggio 2021

Forza Italia e il naufragio della zattera berlusconiana: se la monarchia aziendale fa bancarotta

di Filippo Ceccarelli La Zattera della medusa di Théodore Géricoult Dietro le odierne vicissitudini di Fi e il provvisorio lancio di Coraggio Italia c'è una triste vicenda, personale e pubblica, che si è ripetuta infinite volte nella storia del potere 28 MAGGIO 2021 2 MINUTI DI LETTURA Si salvi chi può. La dissoluzione delle forze politiche della cosiddetta Seconda Repubblica è uno spettacolo abbastanza indecoroso, quanto può esserlo la Zattera della Medusa nella celebre pittura di Géricault, però anche parecchio istruttivo. Per tenerla alta: ciò che sta accadendo in questi giorni a Forza Italia dimostra come, a un certo punto, la monarchia carismatica aziendale fa bancarotta, o tilt, o crack, o crash, o game over. Si può aggiungere che quando si dice che la democrazia è il meno peggio dei sistemi si intende che senza - senza statuto, senza congressi, senza voti, senza ricambio - il disastro non solo è pressoché inevitabile, ma si accompagna al più sgangherato fuggi fuggi. In un tempo lontano e comunque in un modo che più distratto e sbrigativo non poteva essere, Silvio Berlusconi venne acclamato presidente "a vita", come dire un re. Adesso il sovrano è molto malato. Il tema è drammaturgico per eccellenza, ma nella pratica lui un giorno c'è, un giorno non c'è e intanto tutti - nelle famiglie, nelle aziende, in Parlamento, all'interno delle tribù periferiche, nel cerchio magico di turno e anche nei partiti alleati - insomma tutti pensano al "dopo" e intanto si danno da fare per oggi pomeriggio e domani mattina, altroché. Il potere è sempre una roba piuttosto crudele, specie nel momento in cui mostra l'inevitabilità del tradimento; ma in Italia quest'ultimo offre spesso un tratto vistoso, buffo e straniante, nel senso anche di sfrontatello, per cui l'altro giorno i naufraghi berlusconiani, riunitisi nello studio di un notaio, hanno battezzato la loro nuova creatura "Coraggio Italia". Più del programma, sarà interessante leggere l'immancabile Carta dei Valori dei "coraggiosi", che nel fantastico post-politichese vanno ad aggiungersi ai non dimenticati "responsabili" di Antonio Razzi e Domenico Scilipoti. Tra i padri fondatori c'è quel Giovanni Toti scelto nel vivaio Mediaset e imposto come leader politico in pochi giorni non s'è mai capito bene per quale ragione e su indicazione di chi. Il grande pubblico lo avvistò nel gennaio 2014, al momento della plateale investitura, in candide vesti al fianco di Berlusconi sul balcone della Beauty farm "Paradiso". Però poi si è saputo muovere benino, pure troppo, meglio o peggio di tanti e tante. Del resto qualche anno prima un'altra coraggiosa, Michaela Biancofiore, si distinse per aver portato in radio il suo cagnolino, Puggy, che accompagnò con spontanei guaiti l'esecuzione di "Meno male che Silvio c'è". Ma attenzione. In tali faccende Berlusconi è mai stato uno sprovveduto. Prova ne sia la battuta (2012): "Per trovare qualcuno fedele ho dovuto comprare un cane". Per poi compiacersene qualche tempo dopo: "Tutto quello che tocco diventa famoso, guardate Dudù e Toti" (che non dovette esserne così contento). In realtà, si può dire che Re Silvio, come da schema ancien règime, ha passato un quarto di secolo a creare, promettere, illudere e scartare una nutritissima serie di potenziali "successori". Angelo Codignoni, Domenico Mennitti, CesarePreviti, Claudio Scajola, Sandro Bondi e altri di cui si è quasi perso il ricordo tipo Antonione. A un certo punto parve incapricciarsi per una donna, così misteriosa che tutte cominciarono a guardarsi male. Quindi partì l'opzione dinastica, Barbara, Marina; poi ci fu la mezza tentazione di Verdini e la pensatona del povero Alfano, però quasi subito dichiarato manchevole di carismatico quid; e in tal modo si arriva a Toti, punto terminale di un sistema di selezione ormai stabilmente cortigiano, nel senso che tra Palazzo Grazioli e villa San Martino si entrava nelle grazie e si cadeva in disgrazia secondo i parametri di un vorticoso e impietoso usa e getta. Il caso di Tajani può ritenersi fuori tempo massimo. Come ovvio, nessuno dei prescelti osò mai dire - alcuni forse neppure lo pensarono - che Berlusconi si comportava in quel modo per abitudine, smania, noia, capriccio, o per sentirsi vivo. Dietro le odierne vicissitudini di Forza Italia e il provvisorio lancio di Coraggio Italia c'è dunque una triste vicenda - personale, per quanto anche pubblica - che si è ripetuta infinite volte nella storia del potere. Non si dirà che tutto questo fa abbastanza pena, ma solo perché c'è gente che sta molto peggio.

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