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giovedì 26 marzo 2020

Il Coronavirus e i suoi antenati: come vivono con noi e come mutano le nostre vite


Sono nati tre miliardi e mezzo di anni fa insieme alle prime cellule comparse sulla Terra:«Sono sopravvissuti perché continuano ad adattarsi»

Il Coronavirus e i suoi antenati: come vivono con noi e come mutano le nostre viteEdward Jenner, l’inglese inventore del vaccino contro il vaiolo a fine ‘700
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I virus sono come gli umani: hanno una loro personalità. O carattere, che dir si voglia. Ci sono i buoni e i cattivi, i furbi e gli ingenui, gli opportunisti e gli altruisti (magari per obbligo). Di solito, però, sono sempre degli approfittatori. E hanno grandi doti di resilienza. Nonostante siano esseri minuscoli, hanno imparato, in miliardi di anni, a sopravvivere nel mondo.

Fatti di Rna o Dna

«La materia di cui sono fatti è un acido nucleico, Rna o Dna — precisa subito Pasquale Ferrante, professore di Microbiologia all’Università degli Studi di Milano e professore aggiunto al Dipartimento di Neuroscienze alla Temple University di Philadelphia — Da soli non sono capaci di riprodursi. Ecco allora che sfruttano le cellule di altri organismi, batteri, piante, animali o esseri umani che siano, per perpetuare la loro individualità». Non c’è organismo vivente che, oggi come oggi, non abbia i propri virus.

I virus sono come gli umani: hanno una loro personalità. O carattere, che dir si voglia. Ci sono i buoni e i cattivi, i furbi e gli ingenui, gli opportunisti e gli altruisti (magari per obbligo). Di solito, però, sono sempre degli approfittatori. E hanno grandi doti di resilienza. Nonostante siano esseri minuscoli, hanno imparato, in miliardi di anni, a sopravvivere nel mondo.

Fatti di Rna o Dna
«La materia di cui sono fatti è un acido nucleico, Rna o Dna — precisa subito Pasquale Ferrante, professore di Microbiologia all’Università degli Studi di Milano e professore aggiunto al Dipartimento di Neuroscienze alla Temple University di Philadelphia — Da soli non sono capaci di riprodursi. Ecco allora che sfruttano le cellule di altri organismi, batteri, piante, animali o esseri umani che siano, per perpetuare la loro individualità». Non c’è organismo vivente che, oggi come oggi, non abbia i propri virus.
I loro antenati
«I virus hanno cominciato a formarsi nella notte dei tempi: l’Rna è stata la prima forma di vita comparsa sulla Terra, quattro miliardi di anni fa (tanto per dare un’idea, il Big Bang, secondo questa teoria sulla nascita dell’universo, è avvenuto 15 miliardi di anni fa e il sistema solare è nato 4 miliardi e mezzo di anni fa). Da allora, per cinquecento milioni di anni, è esistito soltanto il “mondo dell’Rna”: questa molecola era, però in grado di autoreplicarsi». Poi, tre miliardi e mezzo di anni fa, sono comparse le prime cellule, e l’Rna primordiale si è organizzato per diventare un vero e proprio virus: per esempio i virus Herpes, quelli che attualmente provocano la cosiddetta «febbre» sulle labbra (Herpes simplex) o la varicella o il fuoco di Sant’Antonio (Herpes zooster), sono comparsi fra i 180 e i 220 milioni di anni fa, quando hanno cominciato ad apparire anche i primi mammiferi. I primi ominidi sono apparsi, invece, all’incirca due milioni di anni fa. E i furbi virus si sono adattati.
Storie moderne
Che la vita di virus e umani sia andata di pari passo nella loro storia millenaria lo ricorda Massimo Clementi, professore di Microbiologia e Virologia all’Università Vita e Salute del San Raffaele e direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano: «Nel 2001, quando è stata resa nota la prima bozza del sequenziamento del genoma umano, è risultato che l’8 per cento di queste sequenze era di origine virale: frammenti del patrimonio genetico dei virus si sono integrate, nel tempo, nel Dna umano. Facevano parte del cosiddetto Dna spazzatura, ma la loro funzione è stata poi rivalutata».
Effetti nocivi, ma anche benefici
Difatti. Aggiunge Ferrante, che è anche direttore scientifico dell’Istituto Clinico Città Studi di Milano, fra gli ospedali oggi in prima linea nell’arginare l’emergenza Coronavirus. «Alcune di queste sequenze possono replicarsi, per esempio nella placenta, e avere un effetto benefico. Altre, invece, possono essere associate all’origine di certi tumori, come quello della mammella o del colon. Ma anche di altre malattie come il diabete di tipo uno giovanile, quello che ha un’origine autoimmunitaria, della sclerosi multipla e, persino, della sclerosi laterale amiotrofica: e questo è un nuovissimo campo di ricerca, tutto da studiare». Questi sono i virus «accomodanti» che possono fare del bene ai loro ospiti, ma anche del male.
I virus «cattivi» di oggi
La medicina, ha, via via, imparato a difendersi da questi microscopici esseri. Prima ancora di conoscere il virus del vaiolo l’inglese Edward Jenner, per intuizione, era riuscito a mettere a punto un vaccino, alla fine del Settecento. Poi è arrivata la Spagnola, nel 1918, e ha fatto una strage (si calcolano cinquanta milioni di morti) . Come hanno fatto morti le sue epidemie «cugine», negli anni a seguire (asiatica nel 1958 e Hong Kong nel 1969) . Il virus influenzale è furbo, è camaleontico, ma oggi è inseguito, di anno in anno, dal vaccino.
La furbizia dell’Aids
Altra storia. Il virus Hiv dell’Aids. Intelligentissimo. «Ha cominciato a infettare gli umani (partendo dalle scimmie africane) molto prima degli anni Ottanta, quando è stato intercettato», spiega Clementi. «Lo ha fatto subdolamente: gli infettati per molto tempo non lo hanno saputo e hanno continuato a trasmetterlo agli altri. Così è sopravvissuto e continua a diffondersi nel mondo nonostante i farmaci lo abbiamo ormai messo alle corde».
L’aggressività di Ebola
Un po’ più ingenuo il virus Ebola (che provoca febbri emorragiche soprattutto in Africa, ora nella Repubblica Democratica del Congo): aggressivissimo, ammazza subito quasi tutti e così si gioca la possibilità di sfruttare gli umani per contagiarne altri e diffondersi. È un virus che al momento non prende l’aereo. Il nuovo Coronavirus è ancora un mistero, ma si rimanda alle prossime puntate, in queste pagine, per capire come è emerso e che destino avrà.
L’epatite B e il Papilloma virus
I virus possono essere responsabili anche di tumori. «I due principali virus oncogeni, ora tenuti a bada con i vaccini, sono quelli dell’epatite B e del papillomavirus — commenta Clementi — Il primo provoca cancro al fegato, oggi praticamente azzerato, grazie, appunto, alla vaccinazione (obbligatoria, in Italia, dal 1991, ndr). Il secondo è responsabile di tumori del collo dell’utero (ma anche alla faringe e persino di condilomi, ndr): c’è il vaccino, ma non è ancora così diffuso». E c’è un terzo virus, quello dell’epatite C (anche lui può provocare tumori al fegato), per fortuna oggi sconfitto dai farmaci (troppo complicato costruire il vaccino che non è mai nato: il virus è troppo sfuggente, ndr).
I virus buoni
Ci sono anche virus buoni. Si parla tanto di microbiota intestinale che condiziona il nostro stato di salute: nel nostro intestino vivono milioni di microrganismi, virus compresi, che infettano i batteri. «Questi virus — commenta Clementi — possono modificare le attività dei batteri intestinali che giocano un ruolo importante nel condizionare il metabolismo dell’organismo umano». Infine ci sono i virus «addomesticati» che diventano, loro malgrado, buoni: quelli che i ricercatori usano per curare alcune malattie genetiche. Li utilizzano, cioè, per trasportare all’interno delle cellule degli individui con geni malati, responsabili di alcune gravi malattie, geni sani che permettono di curarle. Nel bene e nel male, dei virus, non ci possiamo liberare.
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