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sabato 21 marzo 2020

Perché non è male avere un cervello di gallina (un animale intelligente)


Ha lo stesso numero di neuroni di un piccolo primate, è in grado di ricordare e trasmettere informazioni ai suoi simili, è capace di riconoscere un volto, calcolare un volume e distinguere fra quantità diverse. Adesso avete cambiato idea?

Perché non è male avere un cervello di gallina (un animale intelligente)Una gallina al guinzaglio: un comportamento che non si può definire etologicamente corretto, ma che di certo aiuta la causa dei polli
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Pensavate anche voi, come me, che gli stati della materia sono quattro? Errore: oltre ai solidi, ai liquidi, ai gas e ai plasmi esiste anche un quinto stato, e si trova nell’occhio delle galline. Gli scienziati la chiamano «iperuniformità disordinata» e permette alla materia di esistere contemporaneamente sia come cristallo sia come liquido. È in questo modo che nella retina di una gallina si organizzano i fotorecettori, così da massimizzare la capacità di vedere tutte le lunghezze d’onda in ogni parte della retina. Ma c’è di più: mentre noi vediamo il mondo a tre colori (rosso, verde e blu), gli occhi delle galline hanno un quarto fotorecettore per l’ultravioletto e un quinto per rilevare con estrema precisione l’intensità della luce e dunque il movimento: vedono insomma molti più colori con un contrasto accentuato, più luminosità e maggiore sensibilità ai dettagli del nostro occhio.
Il terzo occhio della chioccia
E come se non bastasse, possiedono anche una specie di terzo occhio: lo spessore sottilissimo del cranio consente alla luce di filtrare fino alla ghiandola pineale: anche una gallina completamente cieca, dunque, è in grado di percepire la presenza o l’assenza di luce (il che è essenziale per il ciclo di deposizione delle uova). A governare quest’occhio meraviglioso c’è un cervello non meno ricco di sorprese. Tanto per cominciare, piccolo non vuol dire vuoto: al contrario, la concentrazione dei neuroni nel cervello degli uccelli è assai maggiore che nei mammiferi, in particolare nella corteccia, la parte che presiede le funzioni cognitive complesse. Una gallina ha più o meno lo stesso numero di neuroni di un piccolo primate: è in grado di ricordare e di trasmettere informazioni ai suoi simili, possiede un sofisticato sistema di comunicazione vocale e gestuale, è capace di riconoscere un volto, calcolare un volume e distinguere fra quantità diverse, in condizioni naturali — cioè libera di razzolare — esibisce doti sociali raffinate e rispetta la posizione gerarchica.
Capaci di gusto: evitano il cibo sgradevole
In un esperimento, alle galline è stato fornito cibo appetibile e sgradevole in ciotole di colori diversi: in seguito, gli stessi alimenti sono stati riproposti ai pulcini e gli adulti sono riusciti a indicare loro la scelta giusta. In un libro affascinante uscito qualche tempo fa ( Cervello di gallina, Bollati Boringhieri), Giorgio Vallortigara, etologo e neuroscienziato, racconta le meraviglie della mente dei polli per gettare una luce sulla mente umana — poiché, non dimentichiamolo, tutte le menti funzionano fondamentalmente allo stesso modo. Scopriamo così che le galline condividono con noi la percezione dei cosiddetti «indizi pittorici», quei segni che permettono di riconoscere la tridimensionalità di un’immagine su una superficie bidimensionale, per esempio un foglio di carta: la prospettiva lineare — l’elenco è di Leonardo —, la prospettiva aerea, l’occlusione e la distribuzione delle luci e delle ombre. Una gallina è in grado di sfruttare questi indizi per stimare la profondità rappresentata su una superficie piana.
Una gallina da compagnia a Milano. L’aspettativa media di vita di un pollo allevato al pascolo può variare dagli 8 ai 12 anni di vita. Esistono interessanti eccezioni: per il Guinness dei primati, la gallina più longeva sarebbe stata Matilda, una femmina di Combattente inglese antico nano, morta nel 2006 all’età di 16 anniUna gallina da compagnia a Milano. L’aspettativa media di vita di un pollo allevato al pascolo può variare dagli 8 ai 12 anni di vita. Esistono interessanti eccezioni: per il Guinness dei primati, la gallina più longeva sarebbe stata Matilda, una femmina di Combattente inglese antico nano, morta nel 2006 all’età di 16 anni
Capaci di amare la prole e insegnare
Della vita affettiva ed emozionale delle galline, e degli uccelli in genere, sappiamo ancora troppo poco. Ma sappiamo con certezza che questa sfera esiste, perché gli uccelli sono gli unici, oltre a noi mammiferi, a sviluppare un rapporto affettivo, pedagogico e sociale con la prole. Le cosiddette cure parentali costituiscono infatti l’archetipo e il modello di ogni relazione affettiva. Di più: sappiamo che ogni comportamento animale, lungi dall’essere soltanto il frutto dell’istinto o di uno stimolo immediato, investe anche in varie forme la sfera emotiva. La mente, ogni mente, è fatta in egual misura di “ragione” e di “sentimento”, ed è soltanto una nostra concezione antica e sbagliata a tener separate due parti che invece sono in ogni momento interconnesse.
La tortura degli allevamenti intensivi
Sottoporre animali così intelligenti e sensibili alla tortura degli allevamenti intensivi, dove non possono muoversi e sono ingrassati artificialmente al punto da non potersi reggere sulle zampe, non dovrebbe essere consentito. Mangiare un pollo non è un crimine — siamo animali onnivori — ma impedirgli di vivere una vita degna lo è. Per fortuna— i segnali sono minimi, ma da qualche parte bisogna pur cominciare — cresce la consapevolezza che una gallina, al pari di un cane o di un gatto, è un individuo dotato di diritti, o addirittura può diventare, proprio come un gatto o un cane, un animale d’affezione. Il mese scorso una quindicina di polli, caduti da un camion che li portava al macello, sono stati salvati e curati: non tutti ce l’hanno fatta, ma i più fortunati oggi vivono liberi e felici. A Milano capita ormai di vedere galline al guinzaglio passeggiare per la città (l’apposita pettorina si trova facilmente online), come peraltro già faceva cinquant’anni fa Gigi Meroni, l’eccentrico e sfortunato fuoriclasse del Torino e della Nazionale: non sono sicuro che sia etologicamente corretto, ma di certo aiuta la causa dei polli. Perché più spesso li vedremo comportarsi come cagnolini, e più difficile sarà tollerare il modo orribile in cui vengono trattati.

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