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lunedì 2 marzo 2020

Le 5 domande da fare per comprare il vino giusto (senza essere esperti)

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Il dilemma della scelta

Un gesto all’apparenza neutro (e piacevole) come comprare una bottiglia di vino oggi può diventare una fonte di ansia. Una tra le innumerevoli a cui ci sottopone la modernità, epoca famelica che trasforma le incombenze in performance. In un mondo in cui l’enogastronomia è la nuova forma di cultura pop, infatti, non saper azzeccare la bottiglia giusta assume i contorni di una colpevole lacuna. Ora, si tratta chiaramente di un problema non capitale, ce ne rendiamo conto. Ma in ogni caso molto comune, perché tutti comprano del vino una volta nella vita e a sbagliare si rischiano vari dispiaceri: figuracce con partner/colleghi/familiari stretti, ormai poco benevoli pure loro, prese in giro degli amici, sensazione (particolarmente sgradevole, di questi tempi) di aver buttato dei soldi. Una miniguida su come comportarsi in enoteca o al ristorante può dunque essere utile. Perché la verità è che per acquistare la bottiglia giusta non serve essere esperti, basta essere onesti. Prima di tutto con sé stessi.

Per quale occasione?

          Già. La cosa più importante da fare prima di mettere piede in un negozio di vino è                  chiarirsi una serie di informazioni. In modo da trasmetterle a chi ci aiuterà a scegliere,            senza la paura di sembrare inadeguati, insicuri, confusi. Come spiega il wine                          critic del New York Times Eric Asimov, la prima delle cinque domande da porsi (e                  conseguentemente da tradurre in elemento chiave all’inserviente) è: per quale                          occasione sto comprando il vino? Potrebbe trattarsi di una cena, perciò bisogna
          immaginare un abbinamento, oppure di un semplice aperitivo in cui il vino gioca un              ruolo conviviale. «La natura dell’evento determina la scelta», assicura Asimov. «Un              vino per un compleanno o una cerimonia importanti non sarà quello per una semplice            serata in casa. Sembra banale — aggiunge il critico —, ma non siamo abituati a                      pensare al vino come a un veicolo di emozioni. E invece è capire quale emozione                    deve  innescare una bottiglia a garantire l’acquisto perfetto». Dunque: gioia, allegria?            Autorevolezza? Sontuosità? Rigore? Status? Un bravo negoziante saprà trasformare              questi aggettivi in un’etichetta (coadiuvato dai successivi elementi, ovviamente). Se              dovete portare un vino a una cena non fatevi il problema di chiedere a chi vi invita,                anche se per sommi capi, quale sarà il menu o il tema della serata. Aiuterà ad                          azzeccare il dono.

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Quanto voglio spendere?

               Una volta definita l’occasione (e l’emozione) bisogna definire il budget. Sapere                     quanto spendere aiuta, sia in enoteca che al ristorante, a risparmiare tempo e                           indecisione. Tenendo sempre ben a mente che un buon vino non è per forza di cose                 costoso: «Non sempre la qualità corrisponde al costo. Ma è sbagliato anche                             pensare che le bottiglie costose non valgano mai il prezzo. In generale, per                             occasioni normali, il range che va dai 12 ai 25 euro (in enoteca) è adatto —                             sentenzia Asimov —. Al ristorante questa cifra è inevitabilmente più alta per via                     del ricarico: quello corretto dovrebbe aggirarsi sulle due volte e mezza-tre rispetto                 al costo del produttore/distributore, ma spesso le bottiglie meno costose vengono                   ricaricate molto di più». Meglio dunque orientarsi, al ristorante, sui vini non di                       «primo prezzo», ma intermedi. La regola di massima, comunque, è fare un                             confronto tra cibo e vino: «Se in un buon ristorante si spendono a testa 40-50 euro                 per il cibo, ha senso bere una bottiglia della stessa cifra in due. In un grande                           ristorante ci sarà più scelta: si potrà decidere di accompagnare il pasto con                               bottiglie   costosissime così come a un prezzo abbordabile, con la garanzia che saranno ben selezionate e buone».

Che cosa mi piace?

Dopo gli elementi oggettivi arriva il gusto. Bisogna comprare il vino che piace, a noi acquirenti prima di tutto: una bottiglia di cui si è convinti ci farà fare bella figura perché sapremo trasmettere il nostro entusiasmo ai destinatari del dono. Sia che si tratti di un vino conviviale o di un vino da abbinare, deve essere qualcosa di cui andiamo fieri. Come fare, se non si è esperti? «Non occorre sapere tutto di vino, serve però circoscrivere i propri gusti. Per esempio: cerco un rosso fruttato/un bianco profumato piuttosto che secco è un’indicazione che saprà indirizzare chi vi sta servendo, sia esso il maitre di un ristorante o il commesso dell’enoteca. Altre indicazioni utili: il tipo di produzione (convenzionale/biologica/biodinamica/naturale...) e le foto delle etichette dei vini che vi piacciono. Saranno indizi preziosi».

Che cosa mangerò?

In parte lo abbiamo già detto: se si deve comprare una bottiglia per una cena è meglio andare in negozio con un’idea del cibo che si mangerà. «Senza incunearsi nelle difficili tecniche di pairing professionali, la regola base è: scegliere un vino che non sovrasti il cibo o che, al contrario, non scompaia con il cibo. Basterà spiegare all’inserviente il menu a grandi linee per ricevere aiuto. Al ristorante affidarsi al sommelier è sempre un’ottima regola: in quanto professionista, scegliere il vino giusto anche per piatti diversi è una sfida per lui/lei molto interessante».

Che cosa mangerò?

In parte lo abbiamo già detto: se si deve comprare una bottiglia per una cena è meglio andare in negozio con un’idea del cibo che si mangerà. «Senza incunearsi nelle difficili tecniche di pairing professionali, la regola base è: scegliere un vino che non sovrasti il cibo o che, al contrario, non scompaia con il cibo. Basterà spiegare all’inserviente il menu a grandi linee per ricevere aiuto. Al ristorante affidarsi al sommelier è sempre un’ottima regola: in quanto professionista, scegliere il vino giusto anche per piatti diversi è una sfida per lui/lei molto interessante».

Mi aiuta per favore?

Una volta che si hanno chiari in testa tutti i punti precedenti ci si può rivolgere al professionista di turno (inserviente/sommelier). Se non si ricevono risposte adeguate è tassativo cambiare posto, enoteca o ristorante che sia. «Tenete a mente una cosa: non è obbligatorio curarsi del vino. O intendersene — specifica Asimov —. Spesso l’insicurezza quando si compra una bottiglia viene proprio dalla sensazione di dover sapere qualcosa quando l’argomento, in realtà, non vi interessa. Non preoccupatevi: ci sarà qualcuno che sceglierà per voi». A patto che abbiate una risposta per queste 5, cruciali, domande.

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