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sabato 4 aprile 2020

Necessità di parlare in italiano correttamente

FSTOP123 VIA GETTY IMAGES
Una burocrazia complessa e inefficiente frena la competitività delle imprese e la crescita dei territori. Gli individui devono fare i conti con mille adempimenti e una continua richiesta di documenti da parte della Pubblica Amministrazione. I vincoli burocratici ingolfano il motore economico produttivo, e gli effetti si riverberano negativamente anche sul contesto sociale. Eccesso di regole, lungaggini nei tempi e incertezza nel diritto ostacolano la crescita soprattutto delle imprese più dinamiche, e scoraggiano gli investimenti internazionali.
L’imprenditore per programmare un investimento deve essere inserito in un contesto di certezza delle regole, deve essere sicuro che le regole non subiranno modifiche dopo che egli avrà avviato l’investimento. E invece no. Ci troviamo di fronte a norme di complicata interpretazione, che si modificano continuamente, e che si rifanno a norme precedenti e contraddittorie.
Le nostre imprese sono costrette ad attendere anche diversi anni per una autorizzazione o per il pagamento di una fattura da parte della Pubblica Amministrazione. Chi all’interno di quest’ultima e assume tali comportamenti non è in grado di essere al servizio dell’imprenditore. Le inefficienze, o i ritardi della burocrazia, si evidenziano ancora di più nei periodi di emergenza.  
Da parecchi giorni, ormai, milioni di partite Iva non stanno incassando, e per molti non si è ravvisato neppure il rinvio delle scadenze fiscali (se non di qualche giorno). Del piccolo contributo di 600 euro ancora non si vede neanche l’ombra, e ogni giorno che passa si intravede sempre più il baratro per le partite Iva. Nel contempo un altro provvedimento sacrosanto non è stato adottato, vale a dire la sospensione degli studi di settore, uno strumento improprio, in questo momento, nella mani della burocrazia.
L’Italia non può più attendere che la burocrazia renda esecutivo il “Decreto Cura Italia”. Nel momento in cui si decideva il “lockdown”, contemporaneamente si dovevano versare le indennità promesse dal Governo. Per il bonus di 600 euro, per il primo giorno utile per presentare le richieste il portale dell’Inps è andato in tilt, infatti a metà giornata è stato chiuso, per poi riaprire in serata, ma inutilmente. Non c’è fretta, dicono, le domande possono essere fatte per tutto il periodo della crisi.
Aggiungerei: i soldi servono adesso e non quando imprenditori e commercianti avranno cessato definitivamente la loro attività. Tra l’altro si tratta di un fondo di 25 miliardi, molto al di sotto dei soldi necessari, se pensiamo che il sistema economico in 15 giorni ha perso circa 150 miliardi. Anche sul fronte degli approvvigionamenti sanitari si riscontrano carenze e inadeguatezze, poiché quasi metà delle forniture arriveranno a destinazione quando la pandemia non ci sarà più. Inoltre, molti dispositivi acquistati non risultano idonei e quindi non possono essere utilizzati.
In questo periodo di eccezionalità mandiamo le “carte” in soffitta, insieme a circolari, moduli, autorizzazioni, e rendiamo esecutivi i decreti, prima che sia troppo tardi. Non sono accettabili più intralci e lungaggini, cerchiamo di avere quel poco che ci è stato concesso. L’emergenza non è solo sanitaria, ma anche economica.

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