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venerdì 11 giugno 2021

Orwell in Cina è il capufficio. La dura vita dei dipendenti cinesi, sorvegliati h24

Alcuni suicidi tra i lavoratori hanno aperto un tiepido dibattito nel Paese in cui l'occhio del Grande Fratello entra dappertutto, anche alla toilette By Marco Lupis Orwell in Cina è il capufficio. La dura vita dei dipendenti cinesi, sorvegliati XINHUA NEWS AGENCY VIA GETTY IMAGES La società di e-commerce Pinduoduo è uno dei gioielli della tecnologia cinese. Basata a Shanghai, in soli cinque anni è cresciuta da zero a 788 milioni di utenti attivi annuali, superando JD.com e diventando la seconda società di e-commerce in Cina, con una valutazione di mercato di 175 miliardi di dollari, seconda solo ad Alibaba. Una crescita sbalorditiva, pagata però a carissimo prezzo, sul piano umano. Lo scorso dicembre, una giovane dell’azienda, 22 anni, è morta dopo essere svenuta mentre tornava a casa dal lavoro intorno all′1:30 di notte. Lavorava nel settore alimentare del gruppo, Duoduo Grocery, i cui servizi per la spesa di generi alimentari online erano cresciuti esponenzialmente, fino a comprendere 300 città cinesi e registrando un aumento incredibile del fatturato, malgrado le difficoltà legati alla pandemia. Due settimane dopo, Pinduoduo ha confermato che uno dei suoi ingegneri si era suicidato. Il giovane lavoratore, un neolaureato, ha controllato l’app di messaggistica dell’azienda un’ultima volta, prima di fare un salto nel vuoto, lanciandosi dalla finestra del suo ufficio. Pinduoduo ha rilasciato una breve dichiarazione, in cui affermava di essere “profondamente rattristata” dalla morte del dipendente di 22 anni, ma ha rifiutato qualsiasi altro commento. Lo stesso mese, un altro dipendente, che aveva pubblicato su un social network cinese la foto di un collega che veniva portato fuori dall’ufficio su una barella, è stato identificato e licenziato dall’azienda. In un video pubblicato su Weibo, il dipendente licenziato ha dichiarato: “Non so se l’azienda mi abbia identificato attraverso il monitoraggio del mio computer o tramite le informazioni fornite da Maimai”. Ma Maimai, equivalente cinese di LinkedIn, ha negato di aver fornito informazioni sugli utenti a un’organizzazione di terze parti. Dunque, resta solo la possibilità che il pc su cui lavorava il dipendente licenziato veniva costantemente monitorato. Una certezza, potremmo affermare senza tema di smentita, almeno secondo quanto ricostruito in un recentissimo studio della giapponese Nikkei Asia Research, che ha intervistato molti impiegati delle grandi imprese del settore tech cinese. Ne è venuto fuori un quadro a dir poco allarmante, da far impallidire George Orwell e il suo Grande Fratello, una quotidianità lavorativa fatta di videocamere di sorveglianza installate ovunque negli uffici, in funzione H24; software che registrano gli schermi dei computer degli impiegati e forniscono rapporti in tempo reale sul tempo che questi “sprecano” navigando su siti di svago o sui social, fino all’installazione negli uffici di toilette intelligenti che monitorano chi, quando, e persino quanto ne fa uso. L’anno scorso, una filiale cinese del produttore di fotocamere giapponese Canon, Canon Information Technology di Pechino, ha presentato un nuovo sistema di gestione dello spazio di lavoro che consente solo ai dipendenti sorridenti di entrare in ufficio e prenotare le sale conferenze. Utilizzando la cosiddetta tecnologia di “riconoscimento del sorriso”, Canon ha affermato che il sistema intendeva portare più allegria in ufficio nell’era post-pandemia. Questo software è attualmente in uso nella filiale di Pechino e viene commercializzato presso aziende di Singapore. Alcuni lavoratori hanno trovato invadente l’uso di questa tecnologia, denunciandola sui social cinesi: “Quindi ora le aziende non stanno solo manipolando il nostro tempo, ma anche le nostre emozioni”, ha scritto un dipendente su Weibo. Zhongduantong, una società di software con sede a Pechino, ha sviluppato un’applicazione mobile che richiede ai lavoratori di effettuare periodici check-in in luoghi determinati entro un determinato periodo di tempo, e caricare un’immagine dell’ambiente circostante come prova della loro effettiva presenza in quel luogo tramite l’app. Questo tipo di app di monitoraggio in tempo reale registra anche ogni movimento degli impiegati durante le pause e, per esempio, - secondo quanto riportato dall’Agenzia si Stampa cinese Xinhua - è costata una multa di 200 yuan a un responsabile delle vendite nella città settentrionale di Shenyang, “scoperto” a visitare un centro di fondi immobiliari per questioni personali … durante la pausa pranzo. Ma il tracciamento fornito da queste app è talmente preciso, che un dipendente nella provincia dello Shanxi è stato punito per aver navigato su Weibo per 10 minuti mentre se ne stavo seduto sulla tazza in un bagno aziendale, sempre secondo lo stesso articolo di Xinhua. L’utilizzo dei gabinetti da parte degli impiegati – ma non solo, come vedremo più avanti – sembra sia ormai diventata una vera ossessione per le aziende cinesi. L’anno scorso, l’operatore di una piattaforma video, Kuaishou Technology, ha denunciato online di avere scoperto che la società aveva installato un timer per il conto alla rovescia sopra ciascuna delle toilette del suo ufficio. Subito dopo la pubblicazione dei post da parte dell’impiegato, la società ha affermato che i timer erano stati installati a scopo di test ed erano stati subito rimossi. E Alibaba, da parte sua, ha sviluppato un sistema di servizi igienici intelligenti connesso a Internet in cui è installato un rilevatore a infrarossi per monitorare l’occupazione e l’odore di ogni cella del bagno. Gli sviluppatori hanno affermato che il sistema aumenterà l’efficienza di utilizzo dello spazio, poiché attiverà automaticamente le ventole di scarico e invierà richieste di pulizia agli addetti alle pulizie. Uno scenario allucinante, per noi occidentali, ma niente di nuovo, in verità, per chi conosca l’ossessione per la sorveglianza diffusa – e ormai, salvo rari casi, diffusamente accettata - in Cina. Tanto da poter applicare all’attuale regime cinese la ben poco tranquillizzante etichetta di “Dittatura della sorveglianza”. Sono numerosissimi ormai, infatti, i sistemi con i quali la Cina controlla ogni dettaglio e ogni istante della vita dei propri cittadini. Non ci sono luoghi vietati alle telecamere in Cina, compresi i bagni pubblici nei grandi magazzini e i centri massaggi… Così in alcune toilette di Pechino esistono telecamere che, basandosi sulla tecnologia di analisi delle espressioni facciali, limitano o aumentano la quantità di carta igienica fornita dall’apposito dispenser: anche lui controllato via software, ovviamente. Ma le recenti morti per suicidio sul posto di lavoro, hanno aperto, persino in Cina, un tiepido dibattito. Da qualche tempo, infatti, in Cina si verificano sempre più prese di posizione pubbliche, da parte di semplici cittadini, ma anche da alcuni influencer sui social e diversi studiosi, contro la cosiddetta “Cultura 996”. Un numero che significa “dalle 9:00 alle 21:00, sei giorni alla settimana”, ed è un acronimo che descrive il programma di lavoro allucinante che i lavoratori cinesi – specie quelli delle Big Tech - dovrebbero mantenere. Lo stesso Jack Ma, patron del colosso Alibaba, ha recentemente dichiarato: “Molte aziende e molte persone non hanno l’opportunità di lavorare 996”, ma se non lavori 996 quando sei giovane, quando potrai mai farlo? In questo mondo, tutti vogliono il successo, vogliono una bella vita, vogliono essere rispettati. Permettetemi di chiedere a tutti: se non dedicate al lavoro più tempo ed energie degli altri, come potete sperare di ottenere il successo che desiderate?” Qualcuno, anche in Cina, comincia però a chiedersi se questo sia il prezzo inevitabile da pagare perché l’economia cinese non interrompa la sua forte espansione, o piuttosto un sintomo di una cultura frenetica e disumanizzante ormai sfuggita di mano. Intanto, però, la stragrande maggioranza dei lavorati cinesi si sono ormai adeguati a una settimana lavorativa di 72 ore e niente tempo per la famiglia né per incontrare gli amici. Nessun hobby. Nemmeno il tempo per cucinare pasti adeguati. Una volta esclusi i tempi minimi per il sonno e il pendolarismo, non rimane loro praticamente neppure un minuto libero dal lavoro. Un lavoro peraltro – come abbiamo visto – controllato e monitorato con efficienza e frequenza più che allarmante. Per questo ormai sono in molti a chiedersi come mai – di fronte a questo quadro terribile – i suicidi sul posto di lavoro in Cina siano così “pochi”

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