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domenica 6 settembre 2020

Covid, il rischio di morte dei pazienti calcolato da un algoritmo

 

Sei parametri ottenibili in due ore con semplici esami di laboratorio per identificare i soggetti fragili. La variabile più importante è l’età, anche al netto di malattie pregresse: per gli over 75 il rischio attribuito dal «punteggio Covid» risulta otto volte più alto

Covid, il rischio di morte dei pazienti calcolato da un algoritmo(Ansa)
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Un paziente arriva in Pronto soccorso, ha sintomi Covid e risulta positivo. È possibile prevedere se rischia di aggravarsi e morire? Sì, secondo uno studio condotto dall’Università di Firenze, Ospedale Careggi e Fondazione Poliambulanza di Brescia, che verrà pubblicato sulla rivista BMJ-Open. Gli autori hanno preso in considerazione 516 pazienti con infezione da Sars-CoV-2 ricoverati nei due ospedali tra il 22 febbraio e il 10 aprile.

A ognuno il suo percorso di cura

Obiettivo del lavoro era generare uno strumento di calcolo delle probabilità di morte utilizzando variabili ottenibili entro due ore dall’accesso in Pronto soccorso. Questo permette ai sanitari di ottimizzare la sistemazione dei pazienti in aree a bassa intensità (o addirittura a domicilio), intensità intermedia (con sistemi di ventilazione non invasivi) o alta intensità (rianimazione). Uno degli aspetti che ha reso particolarmente drammatici gli effetti della pandemia è stata infatti l’improvvisa pressione sugli ospedali di pazienti nelle condizioni cliniche più svariate.

                                                                                                                       Precisione del 90 per cento

Le variabili prese in esame nello schema sono sei: età (i partecipanti sono stati divisi in tre gruppi: 18-62 anni, 62-74, dai 75 in su), numero di patologie croniche presenti, frequenza respiratoria (atti respiratori al minuto), indice di Horowitz (che dà indicazioni sulla compromissione polmonare), creatinina (funzionalità renale), conta delle piastrine (per valutare l’eventuale presenza di coagulazione intravascolare disseminata, una delle complicanze più preoccupanti di Covid). L’algoritmo garantisce risultati molto accurati, con un livello di precisione di almeno il 90%. Un ulteriore test sulla sua validità è in corso su pazienti ricoverati tra febbraio e aprile al Policlinico di Milano.


Le variabili del rischio

«Altri gruppi di ricerca hanno proposto criteri per identificare i pazienti più fragili ma sono variabili che si modificano velocemente, come la troponina (che indica il danno miocardico), o che richiedono tempi più lunghi (misura delle citochine proinfiammatorie) — afferma Niccolò Marchionni, professore ordinario di Geriatria all’Università di Firenze e direttore del Dipartimento Cardiotoracovascolare dell’Azienda ospedaliero-universitaria Careggi (nonché autore del forum Geriatria del Corriere) —. Il nostro obiettivo era mettere insieme parametri clinici per poter stratificare il livello di rischio dei pazienti già all’ingresso in Pronto soccorso, velocemente e con precisione».


L’età è il primo fattore

Tra i risultati dello studio uno appare particolarmente rilevante: il rischio di morte (hazard ratio) nei pazienti ultra 75enni appare 8 volte superiore rispetto agli under 62, al netto dell’aggiustamento per le altre condizioni esaminate, come la presenza di patologie pregresse. Dunque, sostengono gli autori, l’elevata letalità riguarda non solo gli anziani con malattie croniche, ma anche quelli relativamente sani. Questo dato può spiegare, per esempio, la “strage” nelle Rsa e nei Comuni delle valli bergamasche. È assolutamente prioritario, sottolineano gli autori dello studio, proteggere la popolazione anziana con le misure di distanziamento sociale e l’uso sistematico delle mascherine, anche in famiglia.


Proteggere i nonni

«Il rischio di morte assoluto negli over 75 è estremamente significativo — chiarisce Marchionni — e può spiegare perché nella Bergamasca sia tragicamente scomparsa un’intera generazione. Una riflessione ci aiuta a comprendere l’entità del problema: durante l’invecchiamento, anche se non sono presenti patologie, un organo-target del coronavirus (polmoni) e un organo di compenso metabolico generale (reni) mostrano una funzionalità ridotta e il problema è proprio legato all’avanzare dell’età. Ecco perché l’infezione può essere molto più “cattiva” nell’ultima parte della vita. Con la riapertura delle scuole sarà necessario prestare estrema attenzione alle persone anziane: se in casa è presente un over 70-75 l’ideale sarebbe portare tutti la mascherina chirurgica o in alternativa far indossare una FFP2 a nonni e genitori in là con gli anni, quando sono a contatto con altre persone. È anche importante che gli over 65 si vaccinino contro l’influenza: per ottenere l’immunità di gregge serve una copertura del 70-75% in questa fascia di popolazione, come raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità».


Strumento a costo zero

L’età media dei 516 pazienti analizzati è di 67 anni e i maschi rappresentano il 67% del totale. I morti sono stati 120 (23,3%, quasi uno su quattro): 7 nella fascia a basso rischio (4% del totale del gruppo), 27 in quella intermedia (16%) e 86 in quella ad alto rischio (51%). Il calcolatore di rischio “COVID-19MRS”, in grado di distinguere pazienti a basso, intermedio o alto rischio di morte, è uno strumento clinico rapido, a costo zero e indipendente dal giudizio soggettivo di un operatore, che permette di assegnare i pazienti al più appropriato percorso di cura, dall’isolamento domiciliare fino alla terapia intensiva. Con un’ottimizzazione dell’assistenza e delle risorse sanitarie utilizzate.


5 settembre 2020 (modifica il 5 settembre 2020 | 20:31) 


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