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giovedì 30 luglio 2020

Insegnare al cane a restare da solo in casa: ecco una buona ricetta anti-ansia (per lui e per voi) Abituare il nostro amico a quattro zampe a rimanere tranquillo quando noi non ci siamo è possibile ed è utile. Bisogna renderlo sicuro e fiducioso, al di là dei «premietti»

di Fabrizio Rondolino Insegnare al cane a restare da solo in casa: ecco una buona ricetta anti-ansia (per lui e per voi)shadow Isolina, scrive una lettrice, è un simil-bracco tedesco di tre anni che non riesce a restare da sola: «Nelle due ultime occasioni – racconta la sua compagna umana – ha svuotato l’armadietto delle scarpe sparpagliandole tutto intorno. Al nostro ritorno era agitatissima, e lo stesso accade anche se la lasciamo da sola in giardino…». Non è raro che un cane si comporti così, e rovistare nella scarpiera probabilmente è per Isolina il modo più semplice per ritrovare l’odore della sua famiglia umana: ma non è né normale né giusto – per il cane e per le scarpe – e dunque bisogna provare a rimediare. Il nostro primo cane, l’indimenticabile Bob, era un meticcio raccolto per strada a quattro o cinque mesi, e soffriva dello stesso problema: le prime volte che l’abbiamo lasciato solo in casa – allora vivevamo tutti a Roma – restava dietro la porta ad abbaiare e a guaire, costringendoci a rientrare precipitosamente. Non avevamo nessuna esperienza, e proprio come genitori apprensivi eravamo continuamente preoccupati. Un amico più esperto e meno ansioso ci spiegò come fare. Il primo passo è stato segnalare a Bob che stavamo uscendo impiegando un segnale univoco, cioè una parola da usare soltanto in questo caso. Noi scegliemmo «ciao ciao», pronunciato con voce allegra e serena. I cani assorbono il nostro stato d’animo, che decifrano attraverso il tono della voce e i micromovimenti del nostro viso e del nostro corpo, e ostentare serenità e buon umore trasmette al cane un chiaro messaggio rilassante (al contrario, uscire di casa con l’ansia induce nel cane un senso di agitazione). Dopo aver salutato in questo modo Bob, uscivo incurante delle sue reazioni e scendevo in strada per qualche minuto, portando con me un bocconcino particolarmente prelibato – in questo caso un pezzetto di wurstel – da utilizzare, come il «ciao ciao», soltanto in questa occasione. Dopo un paio di minuti, non di più, risalivo subito in casa e, appena aperta la porta, dietro alla quale naturalmente c’era Bob, gli offrivo il premio riempiendolo di coccole e di apprezzamenti, sempre con tono sereno e rilassato. L’esercizio è durato meno di una settimana, intensificando via via le uscite e prolungando sempre più l’assenza. Dopo tre giorni di wurstel, ho sostituito il premio con un «bravo» e un po’ di coccole: in generale, penso che il bocconcino vada usato con parsimonia, e soltanto nelle primissime fasi dell’addestramento, per evitare un’assuefazione che giudico sbagliata. In altre parole, il cane deve comportarsi in un certo modo – in questo caso, deve convincersi che può restare a casa da solo per un tempo indefinito, perché prima o poi qualcuno tornerà da lui – in virtù di una sua intima convinzione, e non perché riceverà un premio. Non mi piacciono i cani-robottino che vanno avanti a bocconcini, perché mi pare che in questo modo se ne svilisca la natura e l’intelligenza. I riflessi condizionati e i comportamenti indotti dal cosiddetto «condizionamento positivo» sono importanti (e sono anche molto comodi), ma coinvolgono soltanto una parte della mente del cane, la più superficiale e la più accessibile. Educare un cane è invece un’esperienza straordinariamente ricca proprio perché consente di entrare nella sua mente, inducendola ad assumere alcuni comportamenti, e ad evitarne altri, in virtù di un pieno e fiducioso convincimento, e non di un automatismo. Con Bob sono bastati cinque giorni: il sesto, dopo un’assenza di un intero pomeriggio, lo trovai non più dietro la porta ma nel corridoio, mentre mi veniva incontro stiracchiandosi, dopo aver evidentemente interrotto una bella dormita. Da allora ho continuato a salutarlo sempre con un «ciao ciao» ogni volta che uscivo, e non abbiamo mai più avuto un problema o un disagio. Si era rassicurato, si era convinto che non sarebbe restato solo a lungo, aveva trovato un suo equilibrio interiore: e ci sono buone probabilità che anche Isolina ci riesca. ___________

L’articolo 21 – Accesso negli esercizi pubblici, commerciali e nei locali ed uffici aperti al pubblico.
1. I cani, accompagnati dal proprietario o detentore, hanno accesso a tutti gli esercizi pubblici e commerciali nonché ai locali ed uffici aperti al pubblico presenti sul territorio regionale.
2. I proprietari o detentori che conducono i cani negli esercizi, locali ed uffici di cui al comma 1 , sono tenuti ad usare sia guinzaglio che museruola qualora previsti dalle norme statali, avendo cura che i cani non sporchino e non creino disturbo o danno alcuno.
3. Il regolamento di cui all' articolo 41 , definisce le misure generali di sicurezza e le forme di promozione dell'accessibilità.
4. Il responsabile degli esercizi pubblici e commerciali, nonché dei locali e degli uffici aperti al pubblico può adottare misure limitative all'accesso, previa comunicazione al sindaco.”

Questo articolo, diviso in 4 commi stabilisce che i cani accompagnati dai proprietari abbiano libero accesso a tutti gli esercizi pubblici e commerciarli presenti sul territorio della regione Toscana. Anche in questo caso i cani dovranno avere il guinzaglio e indossare la museruola se richiesto dalla legge nazionale. E’ responsabilità del proprietario evitare che il cane sporchi, faccia danni o arrechi disturbo agli altri avventori. I gestori dei locali commerciali possono limitare l’accesso dei cani tramite un’apposita comunicazione al sindaco. Tale comunicazione deve essere esposta in maniera ben visibile all’ingresso del locale.


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