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martedì 6 luglio 2021

Ho bisogno di un aiuto urgente: come capire se è necessario andare in Pronto soccorso

EMERGENZA Correre al Pronto Soccorso è il primo pensiero di fronte a un malore o a un incidente. In certe situazioni è davvero necessario un intervento molto tempestivo. In altri può non essere la scelta più idonea di Chiara Daina Ho bisogno di un aiuto urgente: come capire se è necessario andare in Pronto soccorsoshadow Il Pronto Soccorso è una struttura sempre aperta che non manda via nessuno. Ma proprio per questo bisogna farne un uso consapevole per evitare disservizi a discapito di chi ha veramente urgenza. Nel 2019 (ultimo anno reso disponibile dal monitoraggio del ministero della Salute) gli accessi impropri (e quindi evitabili) sono stati 12,2 milioni (58%) su quasi 21,1 milioni in totale. L’utilizzo scorretto può in parte dipendere dalle scelte del cittadino, che impaurito dalla comparsa improvvisa di un malessere non aspetta di sentire il proprio medico per valutare l’urgenza del sintomo e capire cosa sia meglio fare. Altre volte, invece, è il risultato dell’assenza di un’adeguata rete di assistenza sul territorio, che di fatto costringe il paziente a rivolgersi al servizio di emergenza. I rischi di un accesso improprio Mario Guarino, direttore del Pronto Soccorso dell’ospedale del Colli di Napoli e segretario nazionale della Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza (Simeu), fa l’esempio di una situazione che si presenta di frequente: «Ci arrivano anziani allettati con piaghe da decubito che non sono presi in carico dai servizi sanitari a domicilio e che dobbiamo ricoverare, ma poi quando sono in ospedale a causa del loro sistema immunitario molto compromesso rischiano di prendere delle infezioni batteriche, spesso resistenti ai più comuni antibiotici, che li debilitano ulteriormente». Il crollo degli accessi che si è verificato durante i mesi della pandemia di Covid, e che è stato stimato dalla Simeu intorno al 25-30 per cento è corrisposto tuttavia «con un aumento dei casi più gravi, dovuti al lockdown e alla conseguente chiusura di molti ambulatori» osserva Guarino. Come decidere Salvo i casi oggettivamente acuti e urgenti, non risolvibili dal medico di medicina generale, che necessitano di interventi diagnostici e terapeutici immediati, in tutte le altre circostanze la regola da seguire è il buon senso. Innanzitutto, raccomanda Guarino «La decisione di andare al Pronto Soccorso non dovrebbe essere presa spontaneamente o su consiglio del vicino di casa, ma deve arrivare dal medico di famiglia o di continuità assistenziale, oppure dallo specialista curante, che vanno interpellati per una prima valutazione delle condizioni cliniche». Il criterio tempo Quando gli studi dei medici di medicina generale e dei pediatri di famiglia sono chiusi, si ricorda che per i bisogni di salute non rimandabili, è attivo il servizio di continuità assistenziale (ex guardia medica) tutti i giorni dalle ore 20 alle ore 8, il sabato (e nei giorni prefestivi) dalle 10 alle 20 e la domenica (inclusi gli altri festivi) dalle 8 alle 20. I numeri di telefono da contattare si trovano sui siti web delle aziende sanitarie locali. Il secondo criterio di cui tener conto è il tempo. «Se la situazione è in rapido peggioramento e si ha la percezione di un pericolo incombente occorre allertare il proprio medico, e quando non è possibile, rivolgersi direttamente al Pronto Soccorso» spiega Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale. «Mentre se il sintomo è insorto da poco tempo, non è grave e non evolve, va tenuto sotto auto osservazione e va prenotata eventualmente una visita di controllo». I numeri di emergenza Il numero 112 (o 118) va chiamato in tutti quei casi in cui ci può essere un rischio per la vita e in cui la tempestività del soccorso è determinante per la sopravvivenza del paziente e per l’esito della malattia, quindi: in presenza di sintomi quali difficoltà di respiro, arresto cardiaco, dolore al petto, perdita di coscienza prolungata (la persona non parla e non risponde), trauma e ferite con emorragie evidenti, incidente (domestico, stradale, sportivo o sul luogo di lavoro), difficoltà a parlare o incapacità nell’uso di uno o di entrambi gli arti dello stesso lato, segni di soffocamento, di avvelenamento, di annegamento o ustione. «Il trasporto autonomo può essere pericoloso, si possono fare movimenti sbagliati e si può perdere del tempo prezioso» ricorda Guarino. «Il personale a bordo dell’ambulanza, oltre a effettuare il primo intervento medico sul posto, trasferisce in condizioni di sicurezza il soggetto nella struttura più attrezzata e idonea a trattare la patologia tempo dipendente, come un infarto o un ictus, che non coincide necessariamente con l’ospedale più vicino. Immettere il paziente nella rete di emergenza-urgenza assicura una prognosi migliore». In Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Sicilia e nelle due province autonome di Trento e Bolzano, è attivo il 112, il Numero di emergenza unico europeo (Nue). Serve per richiedere urgentemente un intervento di emergenza sanitaria, polizia, carabinieri e vigili del fuoco. Qualunque numero nazionale di emergenza si chiami (113, 112, 115 e 118), la telefonata viene ricevuta dalla Centrale unica di risposta, che raccoglie nome, cognome e tipo di richiesta, geolocalizza l’utente e trasferisce i dati al soccorso competente. «Entro la fine dell’anno il Nue funzionerà anche in Sardegna e Puglia» annuncia Alberto Zoli, direttore generale dell’azienda regionale emergenza urgenza della Lombardia e membro della commissione per l’attuazione del Nue al ministero dell’Interno. TNon deve essere una scorciatoia Bisogna avere sempre presente che ogni visita inutile al Pronto Soccorso sottrae risorse a un’altra persona che ne ha davvero bisogno. Pertanto, e non ci dovrebbe essere bisogno di ricordarlo, non si dovrebbe ricorrere a questa struttura per saltare le liste di attesa per visite specialistiche non urgenti, per ottenere la compilazione di ricette o certificati, per bypassare il proprio medico curante, per ricevere prestazioni che potrebbero essere fornite presso servizi ambulatoriali o per non pagare il ticket.

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