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lunedì 2 settembre 2024

Mi scappa la pipì

«Mi scappa la pipì». Quando il cervello influisce sul bisogno di urinare: come funziona la vescica diCristina Marrone Un ruolo fondamentale nella gestione dello stimolo lo gioca il cervello, nuovo possibile bersaglio per curare la vescica iperattiva e alte patologie legate al tratto urinario Quante volte ci capita di guidare in autostrada e avere un pensiero fisso: devo fermarmi a fare pipì. O peggio, essere già preoccupati prima di partire, sapendo che la sosta sarà inevitabile con il timore, magari, di non fare in tempo. A volte ci si può pentire di aver bevuto una bibita fresca all'area di sosta, che dai reni è già passata alla vescica. Ed è dunque ancora ora di accostare. Fino a non molto tempo fa gli scienziati pensavano che le nostre vesciche fossero regolate da un riflesso relativamente semplice, come un interruttore che si schiaccia per immagazzinare e poi rilasciare l'urina. In realtà le cose sono molto più complesse di così e un ruolo fondamentale nella gestione dello stimolo lo gioca il cervello che percepisce i segnali della vescica, li interpreta e poi agisce. Rita Valentino, neuroscienziata, direttore della divisione di neuroscienze e comportamento all'Istituto Nazionale per l'abuso delle droghe negli Stati Uniti sta studiando proprio la capacità del cervello di assorbire i vari stimoli della vescica e di combinarli con i segnali provenienti dall'esterno del corpo, come ad esempio immagini e suoni della strada, e di utilizzare infine le informazioni per per trovare un posto sicuro e socialmente appropriato per fare pipì. Insomma, un'intricata rete di regioni cerebrali contribuiscono al processo decisionale e alla consapevolezza su come sta il nostro corpo. L'impulso a urinare Il sistema che regola l'impulso a urinare è anche estremamente delicato e con l'avanzare dell'età può anche iniziare a non funzionare bene. Si stima che un adulto su 10 soffra di sindrome della vescica iperattiva: tra i sintomi l'urgenza urinaria, (la sensazione di dover urinare anche quando la vescica non è piena), la nicturia (la necessità di alzarsi più volte di notte per andare in bagno) e l'incontinenza. Sebbene i trattamenti esistenti funzionino per alcuni, per altri non hanno alcun effetto. Sviluppare nuovi farmaci è diventato piuttosto impegnativo, per questo molte case farmaceutiche hanno abbandonato la ricerca. Nuovi approcci terapeutici per curare la vescica Oggi però, some sottolinea un articolo a firma di Emily Underwood su Knowable magazine, alcuni studi stanno lavorando su nuovi approcci terapeutici. Sebbene le terapie per i disturbi della vescica si siano storicamente concentrate sulla vescica, nuovi lavori indicano il cervello come un possibile bersaglio. «Insieme agli studi volti a spiegare perché alcuni gruppi, come le donne in postmenopausa, sono più inclini ai problemi alla vescica, la ricerca suggerisce che non dovremmo accettare l'incontinenza come inevitabile» racconta Indira Mysorekar, microbiologa al Baylor College of Medicine di Houston. Spesso viene sottolineato come certi problemi siano parte dell'invecchiamento, in particolare per le donne. «Ma questo è vero solo in parte, molti problemi comuni sono evitabili e non per forza dobbiamo convivere con il dolore e il disagio». Come funziona la vescica La vescica è una sacca elastica che, nella maggior parte degli adulti sani può contenere circa mezzo litro di urina ed è uno degli organi più elastici del nostro organismo grazie al detrusore, un muscolo che ricopre la vescica e che si rilassa quando la vescica si riempie di urina. Per evitare fuoriuscite di pipì nei momenti indesiderati i muscoli che regolano lo sfintere dell'uretra si contraggono. All'opposto, quando abbiamo l'esigenza di svuotare la vescica il detrusore si contrae, lo sfintere si rilassa e l'urina fuoriesce dall'uretra. La vescica trascorre più del 95% del suo tempo in modalità stoccaggio. Talvolta, quando lo stimolo diventa insopportabile, la vescica si svuota involontariamente, tuttavia la necessità di urinare è un qualcosa che viene gestito in modo consapevole attraverso la corteccia prefrontale, l'area del cervello legata alla pianificazione e alla decisione di compiere azioni in base alla nostra volontà. Infatti ci chiediamo «quanto tempo posso resistere?», «Posso terminare la riunione prima di andare in bagno?». Sentite la necessità di fare pipì con urgenza e di frequente? Potrebbe trattarsi di vescica iperattiva Come il cervello comunica con la vescica: le scoperte Gli studi della dottoressa Rita Valentino hanno misurato l'attività elettrica dei neuroni nel sistema nervoso, concentrandosi sui neuroni che si trovano le "locus coeruleus", zona del tronco encefalico coinvolto in meccanismi legati ad attenzione, stress e panico. Si è visto che poco prima di urinare i neuroni di quest'area iniziano a produrre segnali verso la corteccia, probabilmente per segnalare uno stato di allerta perché ci si trova in una fase in cui siamo vulnerabili e bisogna agire velocemente. La ricerca di nuove terapie Questo genere studi sta spingendo la ricerca a trovare nuovi approcci per risolvere problemi legati alla minzione che, in età adulta, è controllata dal cervello e non è solo un riflesso senza controllo. Capire meglio i meccanismi in base ai quali il cervello controlla (o non controlla) la vescica potrà aiutare a identificare nuove terapie per trattare una serie di condizioni, tra cui la diffusissima vescica iperattiva (la necessità improvvisa di urinare che non può essere rimandata). Sebbene gli scienziati che si concentrano sulla vescica e sul tratto urinario abbiano tradizionalmente lavorato in modo separato da coloro che studiano il midollo spinale e il cervello, ora questi specialisti, che a lungo hanno lavorato in modo separato stanno iniziando a collaborare , mettendo insieme i puzzle cervello-vescica.

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