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giovedì 30 novembre 2017

Grandi opere, tutti i no del M5S

Dalla Tav al Ponte sullo Stretto, tredici importanti infrastrutture che saranno bloccate. I grillini: lo Stato pagherà penali da un miliardo, contro una spesa prevista di 10 miliardi

ANDREA CARUGATI su "lastampa.it"
ROMA
Tredici grandi opere da fermare. Con un risparmio per le casse pubbliche «di 8-9 miliardi di euro», questa la stima fatta dai deputati del M5S. Si parte da tre opere tanto famose quanto contestate, la Tav Torino-Lione, il Mose di Venezia e il ponte sullo stretto di Messina. Per arrivare alle due pedemontane lombarda e veneta, l’autostrada Orte-Civitavecchia, la bretella tra Campogalliano e Sassuolo e una serie di linee ferroviarie ad alta velocità, l’asse tra Milano e Trieste che passa da Verona e Venezia e il terzo valico ferroviario dei Giovi (linea AV tra Milano e Genova). Per finire con il porto off-shore di Venezia e la tangenziale di Lucca.  

Si tratta di opere che si trovano in stadi di avanzamento molto diversi: le due pedemontane e il Mose, ad esempio, sono già in fase di lavori, così come l’autostrada di Orte, mentre le linee Av sono ancora in fase di progettazione. Sulla base di alcune stime, il M5S ritiene che, in caso di stop, «lo Stato dovrebbe pagare penali pari a circa un miliardo, contro una spesa prevista di 10 miliardi», dice Michele Dall’Orco, capogruppo in commissione Trasporti alla Camera. «Da qui si ricava il risparmio di 8-9 miliardi per le casse pubbliche». Che fine farebbero le opere già in fase avanzata? «Anche nel caso del Mose, che è all’80% di realizzazione, sarà necessario fare una valutazione seria», dice Dell’Orco. «La nostra opinione è che non serva, e dunque è inutile procedere con i lavori». Secco stop, in caso di vittoria del Movimento, anche alla Tav tra Italia e Francia: «Siamo ancora in tempo per bloccarla. E del resto anche il nuovo governo francese ha espresso dei dubbi. Se vinceremo bloccheremo subito i cantieri», dice il deputato. Anche il ponte di Messina è destinato a essere cestinato, «senza ulteriori indugi». 
 
Così come la stazione Alta velocità di Firenze: «Realizzarla farebbe risparmiare 4 minuti nel tragitto Milano-Roma: è evidente che sia inutile», l’opinione del M5S. Sulle penali da pagare ancora c’un alone di incertezza. La cifra di un miliardo è stata ricavata da alcuni dati richiesti al ministero delle Infrastrutture dal movimento, che denuncia un «muro di gomma» da parte del governo che «non ha fornito risposte trasparenti». «Abbiamo però scoperto che non esistono obbligazioni giuridiche vincolanti per la bretella Sassuolo-Campogalliano, che dunque si potrebbe abbandonare senza penali», dice Dell’Orco. Perché questa serie di no? «Si tratta di interventi inutili, a forte impatto ambientale e con costi altissimi: noi invece puntiamo su tanti piccoli interventi diffusi e mirati», spiegano i grillini. 
 
Il M5S intende spendere i denari recuperati dallo stop alle tredici grandi opere in questo modo: 1 miliardo per la manutenzione di strade e ferrovie (soprattutto al sud), 500 milioni l’anno per il trasporto pubblico locale, conferma ed estensione del ferro-bonus voluto dal ministro Delrio per incentivare il trasporto di merci su rotaia, inventivi per nuove immatricolazioni di mezzi elettrici e nuovi finanziamenti per piste ciclabili. Tra i punti chiave del programma sui trasporti, nuovi criteri di sostenibilità energetica e ambientale delle nuove opere, oltre a «più rigidi criteri sanitari». Il M5S chiede anche una commissione parlamentare di inchiesta «sulle grandi opere che hanno determinato disastri finanziari e ambientali».  

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