Pagine

martedì 23 aprile 2013

DISCORSO DI ACCETTAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA


22/04/2013 0re 17:00

"Inizia per me un non previsto ulteriore impegno pubblico; inizia per
voi un lungo cammino da percorrere con passione, rigore umiltà"
"Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione". Così il
Presidente Napolitano ha giurato dinanzi alle Camere riunite in seduta comune con i
delegati delle Regioni, per poi rivolgere il suo messaggio al paese, "innanzitutto
esprimendo - insieme con un omaggio che in me viene da molto lontano alle istituzioni
che voi rappresentate, la gratitudine per il così largo suffragio" con cui è stato eletto
Presidente della Repubblica. "E' un segno - ha detto il Capo dello Stato - di rinnovata
fiducia che raccolgo comprendendone il senso, anche se sottopone a seria prova le mie
forze : e apprezzo in modo particolare che mi sia venuto da tante e tanti nuovi eletti in
Parlamento, che appartengono a una generazione così distante, e non solo anagraficamente,
dalla mia".
"Come voi tutti sapete, non prevedevo di tornare in quest'aula per pronunciare un nuovo
giuramento e messaggio da Presidente della Repubblica. Avevo già nello scorso dicembre
- ha ricordato il Presidente Napolitano - pubblicamente dichiarato di condividere
l'autorevole convinzione che la non rielezione, al termine del settennato, è 'l'alternativa
che meglio si conforma al nostro modello costituzionale di Presidente della Repubblica'.
Avevo egualmente messo l'accento sull'esigenza di dare un segno di normalità e continuità
istituzionale con una naturale successione nell'incarico di Capo dello Stato. A queste
ragioni e a quelle più strettamente personali, legate all'ovvio dato dell'età, se ne sono
infine sovrapposte altre, rappresentatemi - dopo l'esito nullo di cinque votazioni in
quest'aula di Montecitorio, in un clima sempre più teso - dagli esponenti di un ampio arco
di forze parlamentari e dalla quasi totalità dei Presidenti delle Regioni. Ed è vero che
questi mi sono apparsi particolarmente sensibili alle incognite che possono percepirsi al
livello delle istituzioni locali, maggiormente vicine ai cittadini, benché ora alle prese con
pesanti ombre di corruzione e di lassismo. Istituzioni che ascolto e rispetto, signori
delegati delle Regioni, in quanto portatrici di una visione non accentratrice dello Stato, già
presente nel Risorgimento e da perseguire finalmente con serietà e coerenza. E' emerso da
tali incontri, nella mattinata di sabato, un drammatico allarme per il rischio ormai
incombente di un avvitarsi del Parlamento in seduta comune nell'inconcludenza, nella
impotenza ad adempiere al supremo compito costituzionale dell'elezione del Capo dello
Stato. Di qui l'appello che ho ritenuto di non poter declinare - per quanto potesse costarmi
l'accoglierlo - mosso da un senso antico e radicato di identificazione con le sorti del paese.
La rielezione, per un secondo mandato, del Presidente uscente, non si era mai verificata
nella storia della Repubblica, pur non essendo esclusa dal dettato costituzionale, che in
questo senso aveva lasciato - come si è significativamente notato - 'schiusa una finestra per
tempi eccezionali'. Ci siamo dunque ritrovati insieme in una scelta pienamente legittima,
ma eccezionale. Perché senza precedenti è apparso il rischio che ho appena richiamato :
senza precedenti e tanto più grave nella condizione di acuta difficoltà e perfino di
emergenza che l'Italia sta vivendo in un contesto europeo e internazionale assai critico e
per noi sempre più stringente".
tempi eccezionali'. Ci siamo dunque ritrovati insieme in una scelta pienamente legittima,
ma eccezionale. Perché senza precedenti è apparso il rischio che ho appena richiamato :
senza precedenti e tanto più grave nella condizione di acuta difficoltà e perfino di
emergenza che l'Italia sta vivendo in un contesto europeo e internazionale assai critico e
per noi sempre più stringente".
"Bisognava dunque - ha aggiunto il Presidente Napolitano - offrire, al paese e al mondo,
una testimonianza di consapevolezza e di coesione nazionale, di vitalità istituzionale, di
volontà di dare risposte ai nostri problemi : passando di qui una ritrovata fiducia in noi
stessi e una rinnovata apertura di fiducia internazionale verso l'Italia. E' a questa prova che
non mi sono sottratto. Ma sapendo che quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha
rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di
irresponsabilità". Il Capo dello Stato ne ha proposto una sommaria rassegna: "Negli ultimi
anni, a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamento
della politica e dei partiti - che si sono intrecciate con un'acuta crisi finanziaria, con una
pesante recessione, con un crescente malessere sociale - non si sono date soluzioni
soddisfacenti : hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le
scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi. Ecco che cosa ha
condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti
in Parlamento. Quel tanto di correttivo e innovativo che si riusciva a fare nel senso della
riduzione dei costi della politica, della trasparenza e della moralità nella vita pubblica è
stato dunque facilmente ignorato o svalutato : e l'insoddisfazione e la protesta verso la
politica, i partiti, il Parlamento, sono state con facilità (ma anche con molta leggerezza)
alimentate e ingigantite da campagne di opinione demolitorie, da rappresentazioni
unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo del mondo dei politici, delle organizzazioni
e delle istituzioni in cui essi si muovono. Attenzione : quest'ultimo richiamo che ho
sentito di dover esprimere non induca ad alcuna autoindulgenza, non dico solo i
corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere della politica e
dell'amministrazione, ma nemmeno i responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle
riforme".
"Imperdonabile - ha rilevato il Capo dello Stato - resta la mancata riforma della legge
elettorale del 2005. La mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per
la conquista, sul filo del rasoio, di quell'abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non
riuscire a governare una simile sovra-rappresentanza in Parlamento. Ed è un fatto, non
certo imprevedibile, che quella legge ha provocato un risultato elettorale di difficile
governabilità, e suscitato nuovamente frustrazione tra i cittadini per non aver potuto
scegliere gli eletti. Non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in materia di sia pur
limitate e mirate riforme della seconda parte della Costituzione, faticosamente concordate
e poi affossate, e peraltro mai giunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario".
"Molto si potrebbe aggiungere ma mi fermo qui perché - ha sottolineato il Presidente
Napolitano - su quei temi specifici ho speso tutti i possibili sforzi di persuasione,
vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi hanno ora chiamato ad assumere un
ulteriore carico di responsabilità per far uscire le istituzioni da uno stallo fatale. Ma ho il
dovere di essere franco : se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui
ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese. Non si può
Napolitano - su quei temi specifici ho speso tutti i possibili sforzi di persuasione,
vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi hanno ora chiamato ad assumere un
ulteriore carico di responsabilità per far uscire le istituzioni da uno stallo fatale. Ma ho il
dovere di essere franco : se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui
ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese. Non si può
più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione
praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno
improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana".
Il Capo dello Stato ha quindi richiamato il suo discorso a Rimini nell'agosto 2011, quando
volle "rendere esplicito il filo ispiratore delle celebrazioni del 150° della nascita del nostro
Stato unitario : l'impegno a trasmettere piena coscienza di 'quel che l'Italia e gli italiani
hanno mostrato di essere in periodi cruciali del loro passato', e delle 'grandi riserve di
risorse umane e morali, d'intelligenza e di lavoro di cui disponiamo'. E aggiunsi di aver
voluto così suscitare orgoglio e fiducia 'perché le sfide e le prove che abbiamo davanti
sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto. Questo ci dice la crisi che stiamo
attraversando. Crisi mondiale, crisi europea, e dentro questo quadro l'Italia, con i suoi
punti di forza e con le sue debolezze, con il suo bagaglio di problemi antichi e recenti, di
ordine istituzionale e politico, di ordine strutturale, sociale e civile'. Ecco, posso ripetere
quelle parole di un anno e mezzo fa, sia per sollecitare tutti a parlare il linguaggio della
verità - fuori di ogni banale distinzione e disputa tra pessimisti e ottimisti - sia per
introdurre il discorso su un insieme di obbiettivi in materia di riforme istituzionali e di
proposte per l'avvio di un nuovo sviluppo economico, più equo e sostenibile. E' un
discorso che - anche per ovvie ragioni di misura di questo mio messaggio - posso solo
rinviare ai documenti dei due gruppi di lavoro da me istituiti il 30 marzo scorso.
Documenti di cui non si può negare - se non per gusto di polemica intellettuale - la serietà
e concretezza".
Il Presidente Napolitano ha quindi formulato due osservazioni: "La prima riguarda la
necessità che al perseguimento di obbiettivi essenziali di riforma dei canali di
partecipazione democratica e dei partiti politici, e di riforma delle istituzioni
rappresentative, dei rapporti tra Parlamento e governo, tra Stato e Regioni, si associ una
forte attenzione per il rafforzamento e rinnovamento degli organi e dei poteri dello Stato.
A questi sono stato molto vicino negli ultimi sette anni, e non occorre perciò che rinnovi
oggi un formale omaggio, si tratti di forze armate o di forze dell'ordine, della magistratura
o di quella Corte che è suprema garanzia di costituzionalità delle leggi. Occorre grande
attenzione di fronte a esigenze di tutela della libertà e della sicurezza da nuove
articolazioni criminali e da nuove pulsioni eversive, e anche di fronte a fenomeni di
tensione e disordine nei rapporti tra diversi poteri dello Stato e diverse istituzioni
costituzionalmente rilevanti. Né si trascuri di reagire a disinformazioni e polemiche che
colpiscono lo strumento militare, giustamente avviato a una seria riforma, ma sempre
posto, nello spirito della Costituzione, a presidio della partecipazione italiana - anche col
generoso sacrificio di non pochi nostri ragazzi - alle missioni di stabilizzazione e di pace
della comunità internazionale. La seconda osservazione riguarda il valore delle proposte
ampiamente sviluppate nel documento da me già citato, per 'affrontare la recessione e
cogliere le opportunità' che ci si presentano, per 'influire sulle prossime opzioni
posto, nello spirito della Costituzione, a presidio della partecipazione italiana - anche col
generoso sacrificio di non pochi nostri ragazzi - alle missioni di stabilizzazione e di pace
della comunità internazionale. La seconda osservazione riguarda il valore delle proposte
ampiamente sviluppate nel documento da me già citato, per 'affrontare la recessione e
cogliere le opportunità' che ci si presentano, per 'influire sulle prossime opzioni
dell'Unione Europea', 'per creare e sostenere il lavoro', 'per potenziare l'istruzione e il
capitale umano, per favorire la ricerca, l'innovazione e la crescita delle imprese'".
Su questi ultimi punti, il Presidente Napolitano ha osservato di essersi "fortemente
impegnato in ogni sede istituzionale e occasione di confronto, e continuerò a farlo. Essi
sono nodi essenziali al fine di qualificare il nostro rinnovato e irrinunciabile impegno a far
progredire l'Europa unita, contribuendo a definirne e rispettarne i vincoli di sostenibilità
finanziaria e stabilità monetaria, e insieme a rilanciarne il dinamismo e lo spirito di
solidarietà, a coglierne al meglio gli insostituibili stimoli e benefici. E sono anche i nodi -
innanzitutto, di fronte a un angoscioso crescere della disoccupazione, quelli della
creazione di lavoro e della qualità delle occasioni di lavoro - attorno a cui ruota la grande
questione sociale che ormai si impone all'ordine del giorno in Italia e in Europa. E' la
questione della prospettiva di futuro per un'intera generazione, è la questione di
un'effettiva e piena valorizzazione delle risorse e delle energie femminili. Non possiamo
restare indifferenti dinanzi a costruttori di impresa e lavoratori che giungono a gesti
disperati, a giovani che si perdono, a donne che vivono come inaccettabile la loro
emarginazione o subalternità".
"Volere il cambiamento ciascuno interpretando a suo modo i consensi espressi dagli
elettori - ha rilevato il Capo dello Stato - dice poco e non porta lontano se non ci si misura
su problemi come quelli che ho citato e che sono stati di recente puntualizzati in modo
obbiettivo, in modo non partigiano. Misurarsi su quei problemi perché diventino
programma di azione del governo che deve nascere e oggetti di deliberazione del
Parlamento che sta avviando la sua attività. E perché diventino fulcro di nuovi
comportamenti collettivi, da parte di forze - in primo luogo nel mondo del lavoro e
dell'impresa - che 'appaiono bloccate, impaurite, arroccate in difesa e a disagio di fronte
all'innovazione che è invece il motore dello sviluppo'. Occorre un'apertura nuova, un
nuovo slancio nella società ; occorre un colpo di reni, nel Mezzogiorno stesso, per
sollevare il Mezzogiorno da una spirale di arretramento e impoverimento".
"Apprezzo l'impegno - ha aggiunto il Presidente Napolitano - con cui il movimento
largamente premiato dal corpo elettorale come nuovo attore politico-parlamentare ha
mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l'influenza
che gli spetta : quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e
non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento. Non
può, d'altronde, reggere e dare frutti neppure una contrapposizione tra Rete e forme di
organizzazione politica quali storicamente sono da ben più di un secolo e ovunque i partiti.
La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione
e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di
dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla
formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di
movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale
La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione
e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di
dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla
formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di
movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale
del 'metodo democratico'. Le forze rappresentate in Parlamento, senza alcuna eccezione,
debbono comunque dare ora - nella fase cruciale che l'Italia e l'Europa attraversano - il loro
apporto alle decisioni da prendere per il rinnovamento del paese. Senza temere di
convergere su delle soluzioni, dal momento che di recente nelle due Camere non si è
temuto di votare all'unanimità. Sentendo voi tutti - onorevoli deputati e senatori - di far
parte dell'istituzione parlamentare non come esponenti di una fazione ma come depositari
della volontà popolare. C'è da lavorare concretamente, con pazienza e spirito costruttivo,
spendendo e acquisendo competenze, innanzitutto nelle Commissioni di Camera e Senato.
Permettete che ve lo dica uno che entrò qui da deputato all'età di 28 anni e portò giorno
per giorno la sua pietra allo sviluppo della vita politica democratica".
Il Capo dello Stato ha rilevato che "lavorare in Parlamento sui problemi scottanti del paese
non è possibile - ha rilevato il Capo dello Stato - se non nel confronto con un governo
come interlocutore essenziale sia della maggioranza sia dell'opposizione. A 56 giorni dalle
elezioni del 24-25 febbraio - dopo che ci si è dovuti dedicare all'elezione del Capo dello
Stato - si deve senza indugio procedere alla formazione dell'Esecutivo. Non corriamo
dietro alle formule o alle definizioni di cui si chiacchiera. Al Presidente non tocca dare
mandati, per la formazione del governo, che siano vincolati a qualsiasi prescrizione se non
quella voluta dall'art. 94 della Costituzione : un governo che abbia la fiducia delle due
Camere. Ad esso spetta darsi un programma, secondo le priorità e la prospettiva temporale
che riterrà opportune. E la condizione è dunque una sola : fare i conti con la realtà delle
forze in campo nel Parlamento da poco eletto, sapendo quali prove aspettino il governo e
quali siano le esigenze e l'interesse generale del paese. Sulla base dei risultati elettorali -
di cui non si può non prendere atto, piacciano oppur no - non c'è partito o coalizione
(omogenea o presunta tale) che abbia chiesto voti per governare e ne abbia avuti a
sufficienza per poterlo fare con le sole sue forze. Qualunque prospettiva si sia presentata
agli elettori, o qualunque patto - se si preferisce questa espressione - si sia stretto con i
propri elettori, non si possono non fare i conti con i risultati complessivi delle elezioni.
Essi indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per
far vivere un governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, la esigenza di
intese più ampie, e cioè anche tra maggioranza e opposizione, per dare soluzioni condivise
a problemi di comune responsabilità istituzionale. D'altronde, non c'è oggi in Europa
nessun paese di consolidata tradizione democratica governato da un solo partito -
nemmeno più il Regno Unito - operando dovunque governi formati o almeno sostenuti da
più partiti, tra loro affini o abitualmente distanti e perfino aspramente concorrenti. Il fatto
che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze,
mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una regressione, di un
diffondersi dell'idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse
problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in
termini, appunto, di mediazioni, intese, alleanze politiche. O forse tutto questo è più
che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze,
mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una regressione, di un
diffondersi dell'idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse
problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in
termini, appunto, di mediazioni, intese, alleanze politiche. O forse tutto questo è più
concretamente il riflesso di un paio di decenni di contrapposizione - fino allo smarrimento
dell'idea stessa di convivenza civile - come non mai faziosa e aggressiva, di totale
incomunicabilità tra schieramenti politici concorrenti".
Il Presidente Napolitano ha quindi ricordato quando diceva già sette anni fa nella
medesima occasione auspicando che "fosse finalmente vicino 'il tempo della maturità per
la democrazia dell'alternanza' : che significa - ha puntualizzato il Presidente - anche il
tempo della maturità per la ricerca di soluzioni di governo condivise quando se ne
imponga la necessità. Altrimenti, si dovrebbe prendere atto dell'ingovernabilità, almeno
nella legislatura appena iniziata. Ma non è per prendere atto di questo che ho accolto
l'invito a prestare di nuovo giuramento come Presidente della Repubblica. L'ho accolto
anche perché l'Italia si desse nei prossimi giorni il governo di cui ha bisogno. E farò a tal
fine ciò che mi compete : non andando oltre i limiti del mio ruolo costituzionale, fungendo
tutt'al più, per usare un'espressione di scuola, 'da fattore di coagulazione'. Ma tutte le forze
politiche si prendano con realismo le loro responsabilità : era questa la posta implicita
dell'appello rivoltomi due giorni or sono".
"Mi accingo - ha concluso il suo messaggio il Presidente Napolitano - al mio secondo
mandato, senza illusioni e tanto meno pretese di amplificazione 'salvifica' delle mie
funzioni ; eserciterò piuttosto con accresciuto senso del limite, oltre che con immutata
imparzialità, quelle che la Costituzione mi attribuisce. E lo farò fino a quando la
situazione del paese e delle istituzioni me lo suggerirà e comunque le forze me lo
consentiranno. Inizia oggi per me questo non previsto ulteriore impegno pubblico in una
fase di vita già molto avanzata ; inizia per voi un lungo cammino da percorrere con
passione, con rigore, con umiltà. Non vi mancherà - ha concluso il Presidente - il mio
incitamento e il mio augurio".

Nessun commento:

Posta un commento