domenica 16 marzo 2025
Finalmente l'Italia ha un inno nazionale
Finalmente l'Italia ha un inno nazionale
Antonio Gurrado 14 mar 2025
Il governo riconosce l'Inno di Mameli come Canto degli Italiani. Ora è il momento di andare oltre la prima strofa per scoprire che ce ne sono altre quattro, controllare chi è Scipio, capire cos'è la speme e indagare su cosa c'entrino Legnano, Ferruccio e Balilla
Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta e ieri ha riconosciuto il “Canto degli Italiani” come inno nazionale della Repubblica, dopo che nel 1946 era stato adottato solo in via provvisoria, restando tale fino ai giorni nostri. Noi siamo da secoli calpesti, derisi, perché in Italia non c’è verso di iniziare una cosa senza lasciarla in sospeso, perdendosi in infiniti rivoli di leggi e leggine che rendono periclitante e stentato anche un atto dovuto come la formale adozione di un inno noto a tutti da decenni. Dall’Alpi a Sicilia ovunque l’inno di Mameli viene tuttavia cantato nella forma resa immortale dalle partite di calcio, ossia la prima strofa ripetuta due volte, una come romanza e l’altra come marcetta, decorata da un entusiastico “parapà, parapà, parapà pappà pappà”.
Uniamoci, amiamoci e, ora che abbiamo ufficialmente un inno nazionale, sforziamoci di scoprire che ci sono altre quattro strofe, di controllare chi è Scipio, di capire cos’è la speme, di indagare su cosa c’entrino Legnano, Ferruccio e Balilla, ma soprattutto di ricordarci che dobbiamo stringerci a coorte con due o e non con una sola. Son giunchi che piegano le spade vendute, già l’aquila d’Austria le penne ha perdute: il sangue d’Italia e il sangue polacco bevé col cosacco ma il cor le bruciò, per quanto nessun italiano lo abbia appreso finora, visto che la notizia è relegata in fondo all’ultima strofa, negletta e oscura. L’Italia chiamò, ma noi abbiamo risposto ottant’anni dopo.
sabato 1 febbraio 2025
Carrara, la sindaca inaugura la prima statua di Che Guevara in Italia e scoppia la polemica con la Lega: «Violenza politica», «no, icona di libertà»
di Giorgio Bernardini
La replica di Arrighi con frecciatina sul caso Almasri: «Condanniamo ogni totalitarismo ma c'è chi tollera i saluti romani e gli inni al duce e consente ai torturatori di tornare liberi con un volo di Stato»
31 gen 2025
https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/41500778/carrara-italia-paese-fascista-inaugurano-statua-che-guevara.html
L'opera dedicata a Ernesto «Che» Guevara oggetto di polemiche
Soffia il vento della polemica a Carrara, dove proprio oggi 31 gennaio è stata inaugurata la prima statua in Italia dedicata a Ernesto Che Guevara. Ben oltre le linee della proverbiale anarchia che caratterizza la città si è innescata una diatriba tra chi è a favore dell’opera – la sindaca della città Serena Arrighi (Pd) - e chi la ritiene celebrativa di una storia che non merita gli onori, come il leghista Andrea Barabotti. Quest’ultimo ritiene che «celebrare Che Guevara significa legittimare il culto della violenza politica e di un'organizzazione dello Stato nemica della libertà e del benessere sociale. Il Pd ne prenda le distanze».
La statua, realizzata dall’artista argentino Jorge Romeo, è stata collocata sulla scalinata del Baluardo. Durante la cerimonia, la sindaca dem ha spiegato il significato dell’iniziativa, sottolineando come «Ernesto Che Guevara con la sua vita e con la sua morte ci ha donato un simbolo, un’icona di libertà e diritti che devono essere perseguiti a prescindere da se stessi e dai confini statali all’interno dei quali si è nati».
Prevenendo le critiche di chi vede nella statua un affronto alle vittime dei totalitarismi, Arrighi ha poi spiegato: «Noi condanniamo fortemente ogni totalitarismo, ogni regime. Rimarchiamo però che gli affronti alle vittime sono quelli di chi tollera i saluti romani e gli inni al duce all’interno dei propri movimenti giovanili e consente ai torturatori di uomini di tornare libero a casa con un volo di Stato».
La replica non si è fatta attendere: «È sconcertante che il sindaco di Carrara Serena Arrighi abbia inaugurato una statua in onore di Ernesto Che Guevara, dipingendolo come un'icona di libertà e diritti. Ancora più grave - denuncia il deputato toscano della Lega Andrea Barabotti - è che abbia voluto dare lezioni di democrazia, dimenticando che Guevara è stato uno strumento della dittatura comunista di Fidel Castro, responsabile di esecuzioni sommarie, repressioni politiche e violazioni sistematiche dei diritti umani. Il bello è che la sindaca, in maniera ipocrita, afferma di condannare ogni forma di totalitarismo».
«Eppure - aggiunge in una nota il deputato salviniano - ricordiamo queste parole di Guevara: "L'odio come fattore di lotta, l'odio intransigente del nemico deve trasformarci in una macchina per uccidere fredda ed efficace". Questo era il suo modello di giustizia».
sabato 25 gennaio 2025
Falce e martello, il Pd e la difficile condanna
Goffredo Buccini
| 24 gennaio 2025
C'è una persistente «timidezza» degli eurodeputati del Partito democratico su risoluzioni che condannino il simbolo persino nella sua declinazione sovietica e stalinista
Falce e martello restano difficili da maneggiare per chi, almeno in Italia, viene da quella storia. Si spiega forse così la persistente «timidezza» degli eurodeputati del Pd su risoluzioni che condannino il simbolo persino nella sua declinazione sovietica e stalinista. Era questo uno dei temi l’altro giorno ai voti del Parlamento europeo. In difformità col gruppo Socialista al quale appartiene (e con l’eccezione di Pina Picierno) il Pd ha votato con Lega, M5S e Avs contro il paragrafo 14 (specifico sul divieto dell’uso «di svastica e simboli comunisti sovietici all’interno dell’Unione») e non ha votato la risoluzione complessiva, rivolta in realtà contro la falsificazione della storia perpetrata dalla Russia di Putin sull’Ucraina.
Ora, se è ben comprensibile che chi ha militato da giovane nel Pci di Berlinguer abbia respirato aria di novità e libertà, non è altrettanto comprensibile dimenticare che: a) almeno fino a metà anni Settanta il Pci era sovvenzionato dall’Urss; b) Berlinguer stava per essere ammazzato in Bulgaria proprio per la sua spinta a emanciparsi; c) se è vero che il nazismo postulava il dominio dell’uomo sull’uomo e il comunismo la liberazione dell’uomo, è altrettanto vero che ovunque il comunismo si sia inverato nella pratica di governo si è tradotto in una feroce tirannia. Gli eurodeputati del Pd sorvolano sul fatto che per molti europei Stalin (che qualche dinosauro nostrano definì ancora pochi anni fa uno «statista») ha prodotto lutti e orrori non inferiori a quelli generati da Hitler: citofonare agli ucraini per l’Holodomor o ai polacchi per Katyn, o alle vittime dei gulag e delle purghe. Non si tratta di «rifare la storia nei Parlamenti» o di «strumentalizzarla» per oscure finalità reazionarie. Ma di rispettarla, senza imbarazzi fuori tempo. Non ci sono mai stati un «nostro fine» o una «futura umanità» nel cui nome fosse lecito privare della libertà l’umanità presente in carne e ossa.
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