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mercoledì 9 luglio 2025

Come funziona la legge sul suicidio assistito in Toscana

Italia Martedì 11 febbraio 2025 Come funziona la legge sul suicidio assistito in Toscana È la prima in Italia di questo tipo e prevede che una persona con tutti i requisiti possa accedere al trattamento in meno di due mesi La Toscana è diventata la prima regione italiana a dotarsi di una legge per regolamentare il suicidio assistito, o morte assistita, la pratica con cui a determinate condizioni ci si autosomministra un farmaco per morire. In Italia è già legale dal 2019, quando una sentenza della Corte costituzionale dichiarò illegittimo il divieto fino ad allora in vigore, ma nonostante i ripetuti inviti della Corte il parlamento nazionale non è mai andato vicino ad approvare una legge per definire modi e tempi di accesso al suicidio assistito. La legge appena approvata in Toscana fa proprio questo: è composta da sei articoli, ognuno dei quali definisce in maniera chiara ruoli, procedure e tempi per l’accesso alla morte assistita all’interno della regione. Scopri la promo MSC Special con partenze a prezzi irresistibili! Sali a bordo! Contenuto Sponsor Il testo si basa in gran parte sulla proposta di iniziativa popolare “Liberi Subito”, elaborata dall’associazione Luca Coscioni, che da anni si occupa di diritti civili e libertà di ricerca scientifica. La stessa proposta di legge è stata presentata anche in altre regioni, proprio nel tentativo di colmare il vuoto normativo nazionale: in Veneto non era stata approvata e in Lombardia era stata affossata ancora prima di essere discussa, mentre in varie altre verrà discussa nei prossimi mesi. Anzitutto la legge definisce i requisiti con cui si può accedere alla pratica, che sono gli stessi previsti dalla sentenza della Corte costituzionale del 2019: la persona che lo chiede deve essere in grado di prendere decisioni libere e consapevoli, avere una patologia irreversibile, sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili, deve aver formulato il proprio desiderio di morire in modo «libero e autonomo, chiaro e univoco» e, infine, deve essere tenuta in vita da «trattamenti di sostegno vitale». Questi requisiti devono sussistere tutti insieme. Il paziente dovrà inoltre aver rifiutato qualsiasi soluzione terapeutica praticabile, compresa la sedazione profonda e continuativa, cioè l’induzione in uno stato di incoscienza fino al momento della morte. Il requisito del «trattamento di sostegno vitale» è vago e al centro di dibattiti per via dei vari modi in cui può essere interpretato: un recente chiarimento è stato dato sempre dalla Corte costituzionale, con una sentenza dello scorso luglio a cui la proposta di legge approvata in Toscana fa riferimento. In quella sentenza i giudici avevano scritto che «trattamento di sostegno vitale» può essere un respiratore meccanico, ma anche terapie farmacologiche o trattamenti in assenza dei quali il paziente morirebbe. Il modo in cui il requisito del «trattamento di sostegno vitale» verrà interpretato in Toscana dipenderà comunque dai singoli casi: la stessa Corte costituzionale aveva detto che il requisito deve essere interpretato caso per caso dalle aziende sanitarie locali che se ne occupano, o da giudici se ci sono controversie legali, rispettando il diritto all’autodeterminazione.

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