Pagine

sabato 21 ottobre 2017

"Mi sorprende l'elevato grado di incultura istituzionale. L'Italia ne esce indebolita". Intervista a Nicola Rossi, uno degli economisti firmatari dell'appello pro-Visco "Renzi e Orfini strabilianti"

ECONOMIA

20/10/2017 17:06 CEST | Aggiornato 16 ore fa su "HUFFINGTONPOST.IT"
Bianca Di Giovanni


"Ho ricevuto una mail dal mio amico Gianni Toniolo che mi chiedeva di sottoscrivere la lettera e io ben volentieri ho firmato". Così Nicola Rossi, docente di economia all'Università di Tor Vergata, con una lunga esperienza da parlamentare alle spalle, racconta come ha deciso di sottoscrivere l'appello in difesa di Bankitalia di 46 economisti pubblicato sul Sole24Ore. Accetta di parlare con Huffpost, anche se trova "strabiliante che oggi in Italia si debbano scrivere lettere per ricordare delle ovvietà". Ovvero: indipendenza della banca centrale, rispetto di tutte le istituzioni, incluso il Parlamento. "Voler giudicare il governatore a pochi giorni dall'avvio della commissione sulle banche significa svuotare di senso anche quell'organismo – osserva Rossi - E' ridicolo che si voglia pronunciare un verdetto prima che la commissione esamini il caso. Alla fine il Parlamento paradossalmente ha reso inutile la sua commissione: a questo punto non si capisce più perché tenerla".

Professor Rossi, nell'appello voi chiedete al governo di non assecondare la mozione Pd. Vuol dire che chiedete la riconferma di Visco? Non sarebbe anche questa un'ingerenza?
"Non credo proprio che noi possiamo chiedere una cosa del genere. Quella frase io personalmente la interpreto in senso istituzionale. C'è un modo di fare le cose implicito in quella mozione che va rifiutato alla radice. Ieri sera ospite a Otto e mezzo Renzi ha parlato di galateo istituzionale. Credo che proprio non si renda conto: qui il galateo non c'entra nulla, non si tratta di comportarsi bene o male, si tratta di non conoscere il ruolo che ciascuna figura svolge all'interno delle istituzioni. In definitiva, non conoscere le istituzioni. Ed è strabiliante che un ex presidente del consiglio dica cose di questo genere".

Il presidente del Pd Orfini ripete da giorni che il governatore non è il Papa, e che quando il Parlamento si esprime è un segno di democrazia.
"Anche qui è strabiliante che il presidente del principale partito italiano dica cose di questo genere. Il parlamento si è espresso sulla nomina dei vertici di Bankitalia quando ha fatto la legge se ricordo bene nel 2005. In quella occasione ha stabilito che la nomina spetta al presidente del consiglio, sentito il consiglio dei ministri, e al presidente della Repubblica. Il che significa che ha stabilito che il Parlamento non c'entra. Punto. Se si vuole rifare la legge, si proceda. Ma è una cosa ben diversa da quello che si è fatto. A questo punto mi domando se la mozione non dovesse essere considerata inammissibile. Comunque credo che Orfini non si renda conto che la Banca d'Italia non è quella di 20 anni fa, ma è un pezzo del sistema europeo delle banche centrali, la cui indipendenza è richiamata nei Trattati Ue. Devo dire che in tutta questa vicenda mi sorprende il grado molto elevato di incultura istituzionale".

Ci sarà pure un modo di controlalre questi controllori. O sono al di sopra di tutto?
"Vorrei ricordare che il Parlamento ha da poco insediato una commissione d'inchiesta. Si può discutere sull'opportunità o meno di farlo, ma la commissione c'è e a questo punto lavorerà. Tutto si può dire, tranne che il Parlamento non abbia deciso di esercitare un'attività di controllo superiore. Qual è il senso di una mozione di quel genere a commissione d'inchiesta appena insediata?"

Lei si dà una risposta? Cosa si vuole fare davvero?
"Quali siano le motivazioni recondite, io francamente non lo so. Se si comincia a giocare su questo piano, non si finisce più. Il punto di fondo è che il metodo va rifiutato in blocco".

Quali sono gli effetti oggi? Visco è più debole?
"Diciamo che l'Italia è più debole. Non ci rendiamo conto che nel momento in cui tra due anni cambierà il presidente della Bce, noi per primi avremo uno straordinario interesse a che tutto il sistema della Bce sia indipendente. Dovremo combattere perché sia così. Le politiche monetarie future potrebbero essere molto problematiche per l'Italia. E noi ancora una volta siamo apparsi come quelli che trattano questioni molto delicate in modo sciatto. Alla fine ciò che va a picco è l'immagine dell'Italia, la sua capacità di essere affidabile e credibile. Tutte queste cose qui le abbiamo smontate con una certa precisione. Il tutto per motivazioni di campagna elettorale? Non so".

Comunque resta il fatto che molti risparmiatori sono stati traditi dalle banche.
"Su questo punto voglio essere molto chiaro: tutto questo non ha niente a che fare con le responsabilità. E' evidente che quello che è accaduto negli ultimi anni ha avuto delle motivazioni, è possibile che non abbia funzionato la vigilanza o che le leggi sulla vigilanza siano insufficienti. L'elenco è lungo. E se qualcuno è stato truffato è evidente che va risarcito. Sappiamo benissimo queste cose. Ma questo non implica che ci si debba mettere lì a scassare un sistema che è già debole. Ci sono le sedi opportune per appurare le responsabilità".

Si è fatto un'idea di come finirà?
"Non ne ho la più pallida idea, ma penso che ci siano molti rischi in questa vicenda. Non è una cosa banale o irrilevante. Tutto quello che sta avvenendo, di cui questo episodio è un pezzo, va in una sola direzione: la marginalizzazione dell'Italia. Nessuno ti butterà fuori dall'Ue, ma la realtà dei fatti è che conteremo sempre meno. Perché non siamo un interlocutore interessante. Questo vale per la finanza pubblica, per questa storia di Bankitalia, vale in generale. Alla fine l'esito sarà che gli altri decideranno cose molto rilevanti, con effetti potenzialmente anche molto seri per noi, e noi non potremo far altro che ascoltare".

Come il bail-in che ha avuto effetti solo per noi.
"Lo so, ma quando oggi si dice (l'ho sentito da Renzi in Tv): dovevamo intervenire per salvare le banche così come hanno fatto altri, bisogna ricordare che è stata la Spagna a farlo nel 2011. Chi dice una cosa così deve anche tirare le conclusioni e dire: avrei voluto che nel 2011 venisse la Troika come successo a Madrid. Basta che le cose si dicano con chiarezza. Dirle a metà è in parte mentire. Inoltre va riconosciuto a Bankitalia di aver scritto nero su bianco che per il bail-in serviva una transizione. Così come non posso più sentire ripetere, francamente, che il governo ha commissariato Banca Etruria, perché l'ha fatto solo perché c'era un provvedimento di Banca d'Italia. Trovo questo modo di procedere un po' umiliante per le istituzioni. Dopodiché in campagna elettorale si dice sempre di tutto, ma picconare le istituzioni per questo è davvero grave".

Nessun commento:

Posta un commento