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martedì 29 marzo 2016

Oltre il giardino


Filippo Facci
Del referendum sulle trivelle abbiamo già scritto: una cretinata che costerà 300 milioni e che secondo gli stessi promotori sarà «un voto immediatamente politico» per dare un segnale contro gas e petrolio. Il referendum è stato promosso da alcune regioni costiere ed è un caso da manuale di Sindrome Nimby: «Not In My BackYard», non nel mio giardino. Il problema - come ha più volte documentato l'Osservatorio Nimby - è che in Italia le centrali energetiche sono tutte (tutte) contestate indipendentemente dal loro potenziale di inquinamento, anche le più pulite e rinnovabili. Non importa se sono centrali a biomasse o impianti eolici o fotovoltaici, non importa se sono quel genere di progetti, cioè, che potrebbero contribuire ad affrancarci proprio da gas e petrolio. È solo la vicinanza a far scattare la protesta. I comuni attigui a una progettata centrale si oppongono il 50 per cento delle volte, mentre i comuni confinanti nel 90 per cento dei casi. A opporsi sono sindaci eletti con liste civiche nel 60 per cento dei casi mentre il restante 40 per cento è equamente diviso tra sindaci di destra e di sinistra. Insomma: archiviato il nucleare, prendono finalmente piede torri eoliche e pannelli solari e centrali a biomasse (per non parlare di inceneritori, termoutilizzatori e rigassificatori) col risultato che gli ambientalisti si sono accorti che dalle energie rinnovabili - tu guarda - derivano svantaggi e non solo vantaggi. Il mondo cambia, ma loro rompono i coglioni uguale.
di Filippo Facci
@FilippoFacci1

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