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venerdì 9 ottobre 2015

Piazza Aranci in macerie illeso l’obelisco e il Ducale

Praticamente distrutti tutti i palazzi intorno e la chiesa di San Sebastiano Quando Giorgio Strehler organizzò la festa per la Liberazione di Massa


MASSA CARRARA. Piazza Aranci è il cuore di Massa. Cuore politico, amministrativo, anche romantico. Così era ridotta la piazza nei giorni della Liberazione. Quando i reparti Alleati risalirono la via Aurelia trovarono questo spettacolo. Palazzo Ducale era praticamente illeso, come l’obelisco che sta al centro della piazza e ne costituisce il punto di fuga. Illeso anche il Duomo. Praticamente distrutti i palazzi intorno alla piazza (poi nel dopoguerra sostituiti con moderni condomini. Distrutto completamente il complesso di San Sebastiano, che riapparirà in altra sede e con fattezze moderne negli anni Sessanta, quando la ricostruzione del centro venne completata. Ultimo palazzo ad essere costruito fu il Municipio.
Non fu facile per la gente di Massa riprendere la vita normale dopo i 20 mesi di occupazione tedesca e fascista.-Prima il 25 luglio e poi l’8 settembre 1943 furono momenti di euforia, di festa, di liberazione. Con le “cimici“, ovvero il distintivo del partito nazionale fascista (Pnf) che si metteva all’occhiello, buttate nei vespasiani della città e alla stazione. Poi tornarono i Fascisti, tornò Salo. Ma il fronte era ancora lontano. La linea Sigfrido, quella installata da Kesselring sul Garigliano, resisteva.
Anche in questo caso tutto cambiò, e fortemente, quando gli Alleati entrarono a Roma. Era il 4 giugno del 1944, la città eterna è la prima capitale dell’Asse a cadere, un momento fortemente simbolico.
In pochi mesi la Quinta e l’Ottava armata sono alle porte di Massa.
Alle porte, appunto, e non a Massa. Ed il peggio deve venire. Basta vedere le date. Il 19 settembre del 1944 gli Alleati entrano a Pietrasanta. E’ l’ultimo centro della Versilia _ il giorno prima era stata liberata Forte dei Marmi _ ad essere liberato. Massa è a pochi chilometri, poco più di 10, ma resterà sotto il giogo nazista per altri 8 mesi. Un’enormità. E cosa avrebbe aspettato Massa (e poi Carrara e la Lunigiana), lo si capisce già il 16 settembre, 3 giorni prima l’ingresso in Pietrasanta.
Il 16 settembre è il giorno dell’epilogo di quella serie di fucilazioni che va sotto il nome delle Fosse del Frigido. Il prologo di quello che saranno quei mesi, con i soldati di Reder in zona, con la Decima Mas di Junio Valerio Borghese a Spezia, con le Brigate Nere attivissime a Carrara. Sarà una striscia di sangue che sembra non finire mai. O meglio finirà solo in quei giorni in cui le prima avanguardie della Buffalo, quei soldati neri, si affacceranno a piazza Aranci, fino a poche ore prima (e anche dopo) bersaglio dei cannoneggiamenti dei reparti tedeschi.
I patrioti apuani guidati da Pietro Del Giudice, una figura di frate combattente che non ha trovato nella storia patria la giusta considerazione, continueranno a rastrellare le zone della montagna dove i Tedeschi avevano realizzato quella formidabile striscia difensiva che era la linea Gotica (o Verde). Nelle ultime, concitate fasi della liberazioni di Montignoso e poi di Massa, i dati ufficiali forniti dagli stessi Patrioti apuani parlano di dieci Patrioti morti.Poi sarà festa, giusta e vera festa. Certo i lutti non potranno essere dimenticati, ma anche se in un città distrutta si tornerà a vivere. Il segnale più vero, netto, popolare, sarà il ritorno a ballare. Non fu blasfemia nei confronti dei morti e di chi non c’era più, magari ancora prigioniero in Germania o in India o in Texas o in Russsia (strano destino per il regio Esercito, aveva prigionieri su due fronti contrapposti della guerra). Il ballo come autentica espressione popolare di gioia.
Massa fece come Milano. Qui il primo prefetto del Cnl ordinò che la Liberazione fosse festeggiata con un ballo. La cosa riuscì benissimo. Del resto ad organizzarla,


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