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domenica 8 marzo 2015

‘CULONA INCHIAVABILE. QUELL’INTERCETTAZIONE NON ESISTE” -

CULONA A CHI? - FILIPPO FACCI: “SARANNO CONTENTI AL ‘FATTO’ PER AVER CONFEZIONATO IL PIÙ VERGOGNOSO FALSO DEGLI ULTIMI ANNI, QUELLO DI BERLUSCONI CHE AL TELEFONO DEFINISCE LA MERKEL ‘CULONA INCHIAVABILE. QUELL’INTERCETTAZIONE NON ESISTE” -

“La leggenda è proseguita per anni: non sapremo mai con precisione quanti miliardi di euro e quanti punti di spread ci sia costata, ora sappiamo che quell’intercettazione non esisteva. Era una gigantesca palla. La storia è identica a quella che riguardò le tre ministre Brambilla e Carfagna e Gelmini e una fellatio (pompino) a Berlusconi”…


Filippo Facci per
 “Libero quotidiano”

FILIPPO FACCIFILIPPO FACCI
Saranno contenti al Fatto Quotidiano: si sentiranno davvero ganzi all’idea di aver confezionato il più vergognoso falso giornalistico degli ultimi anni, quello del Berlusconi che al telefono definisce «culona inchiavabile» Angela Merkel. C’è del rivoluzionario, in effetti: se sputtanare il prossimo e pubblicare intercettazioni irrilevanti porta alla macchina del fango, sputtanare internazionalmente il prossimo sulla base di intercettazioni inesistenti conduce, come dire, al neologismo: chiamiamola macchina della merda. Riassunto.

Siamo nel settembre 2011 e a Montecitorio circolano come sempre dicerie e pettegolezzi d’ogni genere. In mancanza d’altro, comincia a darne forma Riccardo Barenghi in un corsivetto satirico sulla Stampa: «Al punto in cui siamo ci mancherebbe solo che uscisse un’intercettazione in cui Berlusconi dice volgarità sulla Merkel». Ma sin qui ci sta, è il nulla, e nel nulla ritorna.

MERKEL BERLUSCONI BACIOMERKEL BERLUSCONI BACIO
Anzi no. In Transatlantico il vociferare continua, fisiologico, poi ovviamente si trasfonde ai giornalisti. Ma siamo sempre a livello di chiacchiera: chi la pubblicherebbe una cosa del genere, fondata sul nulla? «Forse Dagospia» insinua qualcuno, ma a Dagospia non sono mica scemi, e non pubblicano niente. Anche su Facebook qualche collega ci gira attorno, allude, ma siamo alle battute, mica è giornalismo.

Ci pensa Il Fatto Quotidiano a risolvere subdolamente tutto: raccontando la storia del pettegolezzo e mettendo nero su bianco l’espressione «culona inchiavabile». Anzi, la mette anche nel titolo di prima pagina («Berlusconi ha detto culona alla Merkel») e poi in quello di pagina 3 («Cucù, la Merkel è inchiavabile»).
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E hanno anche la faccia di tolla di cominciare l’articolo - di Sara Nicoli - così: «La calunnia, si sa, è un venticello». E siccome ogni refolo di merda va trasformato in tornado, accorre subito il principe dell’accatto giudiziario, Marco Travaglio, che addirittura nell’editoriale annota: «La posizione dell’Italia non migliorerebbe se, per rimediare, Berlusconi dicesse che Merkel è un culetto inchiavabile...certo, se fosse tutto vero, non vorremmo essere tra i titolisti del Corriere».

Vero non è, ma al Fatto, nei giorni successivi, fanno come se lo fosse. Il giorno dopo comincia l’ex magistrato Bruno Tinti a pagina 18: «Se la storia di Berlusconi che dice della signora Merkel “è una culona inchiavabile” fosse vera...». Due giorni dopo Il Riformista scrive che la calunnia-notizia sta facendo il giro del mondo.

BERLUSCONI BACIA MERKELBERLUSCONI BACIA MERKEL
Il 13 settembre Luca Telese, sul Fatto Quotidiano, la considera cosa assodata in un articolessa sulle «gaffe planetarie di Silvio», e spiega che «ci dev'essere una nemesi, se l'ingiuria goliardica che fino a ieri sarebbe stata archiviata con un’alzata di spalle, sul piano internazionale, oggi è stata punita dal flagello vendicativo del tasso impazzito».

C'è una nemesi, certo: non un giornalismo di merda. La patacca scivola lentamente sinché il 15 settembre arriva l’economista: «L’intercettazione sulla culona Merkel pesa sull’euro» annota Stefano Feltri ovviamente sul Fatto: «Poco importa ormai che sia vera o falsa, perché sta diventando uno degli elementi che alimentano la ritrosia tedesca nei confronti dell’Italia». In effetti il tabloid tedesco Bild, scambiando il giornalismo italiano per una cosa seria, si era appena chiesto: «Berlusconi ha insultato la Merkel?».

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Da qui la conclusione di Feltri: «Se l’intercettazione dovesse materializzarsi, giustificare il salvataggio dell’Italia per la Merkel sarebbe ancora più difficile». Ma non c’è bisogno che si materializzi: basta la macchina azionata dal Fatto. Gli schizzi finiscono anche su Die Welt e vengono ripresi da Repubblica, poi tutto di conseguenza.

Si legge che l’ambasciatore tedesco medita di lasciare l’Italia e che solo un intervento del Quirinale scongiura la crisi. Il 30 settembre l’autrice del primo articolo sul Fatto, Sara Nicoli, ha addirittura la faccia di scrivere che Berlusconi sta approntando apposta una legge-bavaglio per impedire che esca l’intercettazione sulla culona. Prima pagina. La storia e la leggenda è proseguita per anni, inutile tirarla lunga: non sapremo mai con precisione quanti miliardi di euro e quanti punti di spread ci sia costata, sappiamo che quell’intercettazione, ora, non esiste, non esisteva.

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Era una gigantesca palla che rotolava a valle e via via si ingigantiva: ma non era di neve. Non era neppure la prima volta, in fondo: la storia è identica a quella che riguardò le tre ministre Brambilla e Carfagna e Gelmini, quando si vociferò di un’intercettazione fantasma secondo la quale la Carfagna avrebbe detto di aver fatto una fellatio (pompino) a Berlusconi, e che la pratica era tra le predilette dell’allora premier.

GELMINI CARFAGNAGELMINI CARFAGNA
Anche quella sciocchezza fece il giro del mondo e si guadagnò pagine soprattutto in Sudamerica: a scriverla fu uno specialista, Fabrizio D’Esposito; scrisse che il contenuto hard delle intercettazioni poteva aver spinto Berlusconi a forzare la mano sull’ennesima legge-bavaglio. Solo che le intercettazioni non esistevano. D’Esposito queste cose le scrisse su Il Riformista, giornale che poi chiuse: dato il curriculum, lo assunsero immediatamente al Fatto Quotidiano.
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