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giovedì 15 gennaio 2015

"Così il piano paesaggistico valorizza l'economia locale"

da "il tirreno" del 14.01.2015


Anna Marson, assessore regionale all'urbanistica, spiega il cuore del documento: è una sintesi tra  le istanze della tutela ambientale e quelle dell'occupazione 

























I sindaci dell’Alta Versilia hanno bocciato l’ultima versione del Piano paesaggistico della Regione Toscana. Un piano che a loro avviso mette a repentaglio la sopravvivenza dell’industria lapidea sulle Apuane. Sull’argomento interviene Anna Marson,  l’assessore regionale all'urbanistica, pianificazione del territorio e paesaggio. Ecco il suo intervento.
"L'obiettivo del Piano paesaggistico è per definizione la tutela del paesaggio. Per questo riteniamo quanto affermato dai sindaci e dagli imprenditori dell'Alta Versilia nelle cronache locali del “Tirreno” concettualmente assai lontano dall'attenzione con cui la Regione ha inteso trattare il tema e dagli effettivi contenuti della proposta di controdeduzioni alle osservazioni pervenute sul Piano approvato dalla giunta nello scorso mese di dicembre.
Per ciò che concerne le Apuane il Piano ha ricercato faticosamente, nel rispetto dei vincoli paesaggistici statali presenti e fra i molti conflitti sul tema, una sintesi il più possibile avanzata fra istanze della tutela ambientale e paesaggistica da un lato e istanze dell'occupazione dall'altro, garantendo maggiore occupazione a fronte di una medesima quantità di marmo estratto.
L'economia locale non è quindi affatto messa a repentaglio. Si punta anzi a mantenere all'interno di filiere locali una quota maggiore del valore aggiunto ottenuto con l'estrazione del marmo pregiato, risorsa notoriamente non rinnovabile, ferma restando la necessità di tutelare vette, crinali e zone protette.Il testo finale approvato ha chiarito una serie di possibili ambiguità interpretative, a partire dal fatto che valutazioni paesaggistiche introdotte non richiedono nuove procedure, ma vanno a integrare quelle già in essere. Sulla disciplina dei beni paesaggistici di cui all'articolo 9 (montagne eccedenti i 1.200 metri) si è inteso precisare che, per le aree estrattive ricadenti nelle aree contigue di cava del Parco delle Alpi Apuane, le vette e crinali da sottoporre a tutela sono quelli specificatamente individuati nell'Allegato 5 (nel piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico, l’Allegato 5 contiene le schede dei bacini estrattivi delle Alpi Apuane, suddivise inoltre in quadro d’unione e Schede dei bacini, ndr).
Analogamente per le norme relative all'apertura di cave nei territori di protezione esterna dei parchi, il generico divieto di apertura di nuove cave o l'ampliamento di quelle autorizzate è stato modificato con l'introduzione di uno specifico riferimento alle vette e crinali di cui all'Allegato 5. Infine, per quanto riguarda il tema delle cosiddette aree integre ricomprese nelle aree contigue di cava del Parco delle Alpi Apuane si è inteso di estendere la tutela delle aree integre anche alle montagne per la parte eccedente i 1.200 metri(una scelta, come peraltro richiesto dalla copianificazione con il Mibact - il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo - che ha qualificato sin dall'inizio la proposta di piano paesaggistico).
Il percorso intrapreso all'interno della commissione consiliare competente è quello di approfondire con attenzione la pertinenza e coerenza delle risposte date alle diverse e spesso contrastanti osservazioni pervenute in merito al tema delle cave. Personalmente ritengo fondamentale mantenere più alta possibile l'attenzione sugli effettivi contenuti del Piano, e su come sia eventualmente possibile migliorarli ulteriormente, senza allarmi ingiustificati che in questo caso sembrano lanciati appositamente per rompere quella relazione positiva fra ambiente e lavoro pervicacemente ricercata dalla Regione ma che ovviamente non soddisfa altri interessi in gioco".

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